Pro vita nei consultori e le NON politiche

 
Madre con bambine



Cronaca Bambina  
In Europa siamo uno dei paese che genera meno figli. 
Lo siamo per motivi molto precisi, non è una casualità, non è una maledizione…  No, e’ una scelta molto precisa. 

Uno tra i primi fattori di rischio per la povertà assoluta è avere figlio. Per una donna avere un figlio significa molto spesso perdere il lavoro, avendone due, le possibilità si alzano ancor di più, averne tre e quasi certo perderlo. 


L’Italia è il paese che investe meno in percentuale di PIL per sostenere la famiglia anche con il recente assegno a sostegno di ogni figlio/a. 


In Italia nonostante i tanti proclami annunciati governo, dopo governo, non abbiamo ancora raggiunto la soglia minima del 33% di copertura nido che l’Europa ci raccomanda dal lontano trattato di Lisbona. 


In Italia scegliere di diventare genitore e’ semplicemente un azzardo, una sfida. Per una donna e’ un sacrificio quasi assoluto, un gesto quasi eroico. 

 

In un paese così sempre più vecchio, sempre più immobile e pessimista, senza bambini capita anche questo, la scelta di introdurre nei consultori le associazioni pro vita significa, ancora una volta, scaricare sui più deboli le responsabilità politiche. 


Fare politica dovrebbe voler dire lavorare per migliorare la vita ai cittadini e alle cittadine offrendo delle possibilità di vita migliore. 


Impedire, o cercare di impedire, l’aborto significa non aver rispetto delle scelte delle donne, scelte spesso molto sofferte,  e significa disimpegnarsi a trovare soluzioni per incentivare le nascite. Significa che alla domanda: perché il paese non cresce demograficamente? La risposta è scaricare la “colpa” sulle donne (cattive) che scelgono l’aborto invece del sacrificio.


E dopo questa "soluzione" becera, quale si adotterà per continuare a NON lavorare su politiche serie per incrementare le nascite? 

 

Si proibirà la pillola anticoncezionale? Si bucheranno i preservativi? 


Laura Branca