Come cambia la città a scuole chiuse?

 


Pensieri e parole 
In una tranquilla giornata a scuole chiuse incontro una città diversa piena di bambini.
In piscina, ad esempio, li seguo con la coda dell'occhio: scattano al fischietto dell'allenatore gareggiano a ritmo di bracciate frenetiche. Uno degli allenatori, il più anziano, con voce gentile ferma una ragazzina della seconda corsia. Lei sosta a metà vasca aggrappata al galleggiante e ascolta paziente le correzioni che vengono accompagnate da movimenti di testa, braccia e spalle.  

Tornando dalla piscina con il bus incrocio una giovane ragazza: cappellino con visiera in pendant con la maglietta. In mano tiene una corda dove sono attaccati sei  bambine/i. Sono in età da nido hanno occhi sgranati e sono molto attenti a tutto ciò che fanno. All'altro capo della corda, chiude la fila un'altra giovane donna che  indossa il medesimo cappellino/maglietta. Gli ordini delle accompagnatirci per farli sedere sono chiari ed espressi ad alta voce, i bambini eseguono tutto senza difficoltà e grande impegno. Attorno le esclamazioni di qualche passeggero estasiato nel vedere questi piccoli viaggiatori tanto disciplinati. 

Ragazzini in biblioteca 

Verso le undici quando approdo in biblioteca, incrocio due giovani donne dall'aria atletica. Sono sorridenti e gestiscono un gruppo di ragazzine/i in età compresa tra i dieci e i dodici anni. Le giovani donne parlano un perfetto inglese e mimano tutto ciò che dicono nel linguaggio dei segni. Il gruppo di preadolescenti è il meno disciplinato e il più rumoroso che ho incrociato. Tra compagne/i ci si spinge, ci si tocca, ci si rincorre un po' nei primi goffi approcci tipici dell'età. 
 
Bambini in piazza 
 
Nel pomeriggio arrivo trafelata correndo verso una puntualità ormai persa quando passando per la nuova piazza coperta noto un folto gruppi di bambini. Qui sono almeno una trentina e saltano tutti in fila. Di fronte a loro un ragazzotto ben piazzato dal viso simpatico sta illustrando le regole del gioco. Che in questa piazza coperta non è più un gioco ma "un'attività".   

La scuola è chiusa
 
Il problema è complesso da gestire a scuole chiuse: dove sistemare i bambini? 
Ognuno fa quello che può e tenta di trovare attività più o meno belle da far fare a seconda della possibilità economiche e di tempo. E' quasi inevitabile questo meccanismo, ma credo sia importante tener presente questa realtà ogni volta che ci chiediamo perché  bambine/i e ragazze/i soffrano tanto spesso, e sempre di più, di stress, o peggio di  ansia. 
Vivere sempre sotto il controllo di qualcuno, sempre tra coetanei, sempre in confronto per una gara, per il voto, per vincere al gioco...  non aiuta a crescere serenamente. In questo post non ho coclusioni sagge, ma ho un consiglio poco impegnativo: leggete o rileggete La pedagogia della lumaca per affrontare la vita, dentro e fuori dalla scuola, con un po' più di serenità.