Pensieri e parole
Mi capita spesso di incontrare neo genitori che mi raccontano le attività che fanno i loro pargoli. Tutti, indipendentemente dall'età del bebè, mi descrivono quante competenze i piccoli apprenderanno e quanto queste competenze saranno utili per tutta la vita.
E del resto, almeno in una città come Bologna, i corsi, i laboratori e le attività sono tantissimi, talmente tanti che anche scegliere diventa un'attività complessa, quasi si decida per un investimento sul futuro e le scelte ovvie siano bandite.
Ad esempio l'amica Cristina mi spiega come "Giacomo voleva iscriversi a calcio perché ci andavano i suoi amichetti e non per un reale interesse! Allora, l'ho iscritto al corso di ceramica, perché mentre si impara a modellare l'argilla, i bambini sono educati al rispetto dei tempi, sono stimolati dalla creatività e alla sana relazione con gli altri, e in più fare ceramica è fuori dagli stereotipi di genere!"
Mentre Cristina parla mi torna in mente mio padre, classe 1935, bravissimo pittore di ceramica, oltre che discreto ricamatore. Sorrido al ricordo del piattino dipinto da mio padre e, mentre lei si dilunga a spiegarmi i vantaggi del corso, noto con la coda dell'occhio Giacomo spingere e rompere i giochi a due bambine più piccole di lui, senza il ben che minimo riguardo agli insegnamenti fondamentali che l'argilla avrebbe dovuto infondere...
Qualche giorno dopo mi capita di incontrare Paolo, lui è un giovane padre di due bambine stupende di sei e di quattro anni. Paolo si lamenta dei tempi incredibili che deve rispettare tra scuola, lavoro, faccende varie e il tempo consumato per accompagnare le giovani rampolle al corso di danza che si svolge dall'altra parte delle città (ovviamente nelle ore di punta)... "Ma davvero- mi assicura- vale la pena frequentare quella scuola di danza e non un'altra, perché se la danza insegna la disciplina, lì la insegnano meglio ancora, secondo il metodo...."
Mentre Paolo parla, affiora al suo occhio sinistro un nuovo tic. Il tic parla chiaro: Paolo avrebbe bisogno di riposo.
E penso alle due giovani ballerine che dopo otto ore di scuola devono stare in macchina un'ora per fare un corso che ne dura due...
E Giacomo costretto a modellare la creta? Probabilmente anche loro avrebbero bisogno di riposo.
Ieri mi è venuto a trovare il piccolo Antonio con sua madre. E' stata una visita a sorpresa e quando sono arrivati io ero in terrazzo a sistemare le piante.
Antonio si è appassionato subito ai lavori e per come poteva mi ha aiutata tra piantine, terra, annaffiatoio e vasi.
Alla fine del lavoro ho regalato al mio giovane amico quattrenne una violetta da portare a casa. Non ho specificato quali saranno le competenze che potrà acquisire con questo regalo, ne' a lui, ne' a sua madre, ma sono certa che me le racconteranno presto. Una Violetta è in grado di insegnare molto senza parole, metodi particolari e tariffe straordinarie.
Laura Branca