La pratica educativa quotidiana richiede flessibilità e tempi lenti





Mi trovo a riflettere con le mie ex colleghe, quelle che amano la nostra professione, sulla quale continuano ad investire con slancio ed entusiasmo, nonostante le criticità.

I nostri confronti mi riportano ad una realtà sulla quale bisognerebbe apportare cambiamenti sostanziali che hanno a che fare con una visione pedagogica che stenta a farsi spazio, ma anche ad una organizzazione burocratica che ha il suo peso specifico.

Cercando di analizzare ciò che accade, sia al nido che nella scuola dell'infanzia viene alla luce un primo nodo cruciale: la poca flessibilità nell'agire educativo.

Mi spiego meglio:" i bambini e le bambine sono spesso interrotti nel loro gioco, dalle numerose incursioni della giornata, un affanno eccessivo nel voler " rispettare" ogni routine, senza quella flessibilità necessaria, che possiede uno sguardo più aperto e attento per diversificare e accogliere esigenze e bisogni diversi.

Se è il momento della merenda ma alcuni bambini sono concentrati a giocare sarebbe opportuno lasciarli fare e organizzare lo spazio affinché queste diverse esigenze possano essere accolte, senza pianificare un " per tutti" che svilisce e interrompe quel fluire educativo così importante e rispettoso di quei momenti magici dove la creatività di un bambino/a si esprime e fiorisce in ogni momento della giornata.


Le interruzioni del fluire


Ogni giorno sia al nido che nella scuola dell'infanzia accade che i bambini e le bambine vengano interrotti, distratti, disturbati dagli adulti per ragioni spesso futili, interruzioni fastidiose, che rompono un equilibrio, una concentrazione, un gioco, un silenzio costruttivo.

Questa riflessione può sembrare banale ma tante volte sono stata presente e testimone della poca attenzione e rispetto dei tempi dei bambini, tempi molto diversi da quelli degli adulti. Al contrario l'azione educativa spesso si declina con un invito a sbrigarsi, a correre, accompagnando tutto questo da un'ansia ingiustificata e deleteria.

Mi rendo conto che sono anche le pressioni esterne, burocratiche che interferiscono negativamente sugli equilibri delicatissimi di un nido o scuola dell'infanzia.

Il clima energetico che si costruisce in un luogo educativo è importantissimo!

Per clima energetico intendo quella sintonia di intenti tra le parti che non ha bisogno di troppe parole, stare e so-stare con i bambini/e è come affrontare una danza, la buona riuscita dipende da ogni componente, dal passo che riesce a compiere in armonia, a tempo e a ritmo con l'altro. Si tratta di imparare ad ascoltare, osservare, entrando in punta di piedi, per darsi il tempo di " accordarsi" .

Purtroppo non riusciamo sempre come educatori e maestri ad entrare con il passo leggero, rendiamo il nostro passo pesante, rumoroso, urticante con il risultato di impedire quel fluire educativo delicato necessario alla crescita, che prevede tempi lenti, soste, sospensioni, stupori da esprimere, esperienze da esperire con gli sguardi e i sensi accesi.


I tempi dei bambini e delle bambine


L'organizzazione dei Nidi e delle scuole dell'infanzia e i suoi regolamenti con il passare degli anni si sono irrigiditi per rispondere perlopiù alle esigenze del mercato del lavoro! Teoricamente affermiamo altro da un punto di vista pedagogico, poi la realtà viene piegata alle logiche di mercato. Noi educatori e maestri viviamo in una continua schizofrenia, nella ricerca costante di trovare un equilibrio tra le istanze educative che tutelano i bisogni dei bambini e la realtà quotidiana che spesso li ignora.

Questa è la questione centrale: decidere una volta per tutte di stare dalla parte dei bambini e delle bambine.

La politica e le istituzioni dovrebbero porsi questa domanda, piuttosto che ragionare in termini di risparmio e con una mentalità aziendale. Educare non è come gestire una azienda!

Educare significa far venire fuori, per facilitare i percorsi creativi i bambini e le bambine dovrebbero avere a disposizione spazi adeguati, pensati, tempi lenti di fruizione, libertà di movimento, possibilità di stare molto tempo all'aperto. Per ottenere un'atmosfera rilassata, gli educatori e i maestri non dovrebbero avere sollecitazioni continue da parte dell’amministrazione nel voler risolvere i più svariati problemi burocratici. Dovremmo occuparci solo dei bambini e delle bambine, senza pensare a tutte le altre innumerevoli questioni che gravitano intorno all'ambito educativo. Ma questa sembra diventata un'utopia!


Giocare bene e con piacere


Far giocare bene e con piacere i bambini e le bambine, e' una tela complessa e affascinante dove gli adulti devono essere disposti a mettersi in gioco, osservando, provando ad entrare delicatamente nella loro danza esplorativa per essere di aiuto se necessario ma senza invadere o sostituirsi a loro.

Facciamo fatica a dare tempo e spazio, a non anticipare, senza avere quella smania di risposte, aggiustamenti, potere.

Sarebbe veramente bello e importante se imparassimo a ragionare in termini di sottrazione, gli adulti riescono ad essere così troppo "presenti" da essere ingombranti! La presenza educativa è altro, significa essere consapevoli che saper stare a fianco e' altro dallo scegliere un fare troppo direttivo.

Prestare attenzione al percorso educativo vuol dire accettarlo nella sua imprevedibilità, cambiamento, senza necessariamente un finale, un prodotto…

E' stare nel presente, con ciò che c’è e con ciò che accade, dando fiducia ai bambini e alle bambine nel loro viaggio immaginale, conditio sine qua non per far fiorire le tante sfide da affrontare e vivere pienamente.


Anna Maria Mossi Giordano