Raccontare il bello che c’è




Partecipare per educare Sento il bisogno di raccontare il bello che c’è, troppi gli accadimenti che ci portano dentro narrazioni di morte, disagi, guerre.

Siamo letteralmente coperti da una coltre nera, che sembra non lasciarci spazio e respiro. Una società che sta abbracciando ogni patologia umana per convincerci che non c’è speranza di poter vivere e praticare un mondo migliore. 

 

Ci stiamo abituando a queste continue cronache di morti annunciate, di disastri ambientali, di malapolitica, di guerre, un susseguirsi di notizie tossiche che intossicano anche quel poco che cerca di sfuggire a queste logiche funeste. 


A forza di vedere nero dovunque e' inevitabile che la diffidenza, il malessere, la solitudine siano il filo narrativo di questo nostro tempo. 

Farci sostare più del dovuto in uno stato di sofferenza e impotenza in qualche modo significa tenere a bada ogni fiorire creativo, la paura di vivere porta a sabotare  ogni iniziativa che parta dal basso, insomma la partecipazione alla comunità diventa sempre più difficile. 

 

La ribellione al malessere 

 

Eppure riesco a vedere e vivere altro, tante le persone, uomini e donne che stanno portando una nuova linfa comunicativa, poetica, dando voce e spazio all'arte in tutte le sue declinazioni, un mondo non adeguatamente raccontato che cerca di migliorarsi nel suo agire quotidiano, attraverso l'esplorazione, la solidarietà, lo stare insieme nella natura, nella musica, nella danza, nel colore, nelle iniziative pacifiche di condivisione. 

 

Un faro puntato sulla gentilezza della comunicazione e la creatività , un atto politico che vuole riappropriarsi della sua centralità, del suo esistere come soggetti pensanti che possano autodeterminarsi, attraverso lo scambio e il riconoscimento dell'altro come conditio sine qua non di convivenza pacifica e rispettosa delle differenze, siano esse di genere, nazionalità, religione, ecc. 

Per arrivare ad una società giusta nei diritti e nei doveri e' urgente e necessaria una rivoluzione culturale/ educativa/ creativa  che dia sempre più spazio al confronto, alla partecipazione, al creare insieme. 

 

Solo nell'armonia tra l’io e il noi e' possibile aprire visioni, sollecitare le emozioni, far vibrare i sensi, approfondire la conoscenza. 

Questo sta già accadendo ma nessuno lo racconta! 

Il bello esiste, non siamo tutti diventati dei manichini gestiti da questo potere mediatico e politico che mangia e digerisce ogni cosa, offrendoci un panorama inquietante come fosse una goccia cinese! 

 

Fame di vita e di conoscenza 

 

La fame di vita e conoscenza, la ricerca del bello, non significa ignorare le criticità reali del nostro tempo, piuttosto significa non arrendersi all'inevitabile, alla narrazione soporifera che mette l'accento unicamente sulle tragedie di varia natura, convincendoci che dobbiamo vivere costantemente allertati, impauriti, diffidenti, con il risultato che ogni nuova esperienza ci appare complessa e difficilmente attraversabile. 

La nuova esperienza si trasforma negativamente, passando da una possibile opportunità di crescita ed  esplorazione ad un mostro a nove teste capace di spaventarci,  a tal punto che si preferisce rinunciare. 

 

Incontrare il bello significa aprirsi alla vita, inoltrarsi nei panorami meno conosciuti o insoliti. Non parlo di grandi cose, a volte sarebbe sufficiente accettare di fare una camminata con persone sconosciute, ponendoci in ascolto, senza giudizio, potremmo scoprire storie interessanti, arricchenti. Lo scambio, la condivisione stanno diventando pratiche poco appetibili, tutto o molto, ci invita all'individualismo, al ripiegamento su noi stessi. Uscire dalle zone confortevoli può offrire altre chiavi di lettura, altre sfumature, altri colori e sapori. 

 

Sperimentare ci fa tenere i nostri sensi accesi, curiosi, i campanelli delle emozioni ricevono degli input e il nostro bagaglio sensoriale ed emotivo si amplia e ci caratterizza. 

Il mondo e' complesso, un enorme quadro dalle molteplici linee e sfumature, non tutto e' spiegabile e catalogabile, esiste un imponderabile ma anche una quota parte di mistero, che forse dovremmo accogliere senza pretendere di dare un nome e una spiegazione ad ogni accadimento. 

Dobbiamo tornare a far pace con la natura, nostra madre terra, ricordandoci che siamo solo ospiti. Nell'attesa di non dover diventare ospiti sgraditi, adoperiamo la nostra intelligenza e sensibilità per riparare quanto si è distrutto, prima che sia troppo tardi. Il bello c’è… è vivo e lotta insieme a noi! 

 

Anna Maria Mossi Giordano