Lettera aperta al sindaco che ha rimosso la scritta PACE da scuola



Caro sindaco Vincenzi,
 

Apprendiamo dai giornali che ha disposto la rimozione di uno striscione con la scritta “PACE”. Uno striscione molto semplice, realizzato dai bambini e dalle bambine della scuola primaria Don Gnocchi e affisso alla recinzione esterna dell'istituto.

Sulle pagine di la Repubblica, nell'articolo a firma di Concita De Gregorio, leggiamo che ha disposto la rimozione — tanto dispiaciuta ai bambini e contestata dai genitori e dalla minoranza “Inverigo 2021” — per diversi motivi.
Perché la parola “PACE” avrebbe portato polemica, e non per questioni politiche o per censurare i bambini e i loro lavori, che devono rimanere dentro la scuola e non fuori...
E infine, riprendiamo il suo virgolettato: “A quell'età sono troppo piccoli per avere già un’opinione su certe questioni complesse. Lasciamo che per loro la scuola resti un luogo di apprendimento, senza turbarli con ciò che avviene fuori.”

Ora, leggendo questa dichiarazione, poniamo alla sua attenzione e a quella dell’assessore alla scuola alcune questioni di tipo educativo e pedagogico.

I bambini di nove anni — ma anche molto prima — hanno tutte le capacità cognitive, emotive e sociali per discernere cosa è pace e cosa non è pace.
Non hanno esperienza diretta della guerra, quella organizzata da militari: la vedono solo sullo schermo e la assorbono ogni giorno, come noi tutti, e certamente si pongono molte domande in proposito.
Ma, al di là di questioni teoriche — certo importanti — i bambini di nove anni capiscono perfettamente il concetto di conflitto.

Hanno già avuto diverse esperienze dirette di cosa significhi vivere in un ambiente di pace e amministrato con giustizia (speriamo per tutti che siano la casa e la scuola), e cosa significhi vivere in un contesto dove vince il più forte, magari alleato con altri.
Hanno sperimentato la lotta, lo scontro fisico — magari per un gioco o per un oggetto qualunque — e hanno capito cosa significa essere sopraffatti e cosa vuol dire sopraffare.
Hanno già avuto l’esperienza di un adulto educante che li ha fermati, ha spiegato loro che si può mediare, che ci si può e si deve confrontare con le parole... e magari, qualche volta, hanno sperimentato anche cosa significa “fare la pace”.

Pensi che 11 novembre prossimo, a Bologna, si terrà un approfondimento pedagogico dal titolo "Educare alla Pace nei servizi educativi". (tanto per fare un esempio...)

Caro sindaco, sono tanti i nomi che vengono in mente di persone che hanno dedicato la vita all’educazione, proprio a partire dal concetto di PACE: Maria Montessori, Danilo Dolci... ma vorremmo qui citare un altro grande maestro, Loris Malaguzzi, che scriveva e diffondeva un concetto educativo che ha fatto il giro del mondo: “EDUCARE È POLITICA”.

Pensi un po’... Perché, molto semplicemente, non esiste una scuola dove non entri il mondo, o una scuola dove non si faccia politica.
Certo, non si fa la politica dei partiti e delle coalizioni, ma quando si educa si fa sempre politica, perché si mostra come è giusto comportarsi e come è sbagliato in un contesto sociale.

Oggi parlare, scrivere, narrare, studiare, coltivare il concetto di PACE è fare politica — certo — ed è particolarmente importante farlo. Anche per dare risposte ai grandi temi del mondo con cui anche i nostri bambini si confrontano tutti i giorni.

Anzi, un ultimo consiglio ci concediamo: quando avrà problemi nel decidere cose estremamente complesse, interroghi i bambini. Siamo certe che potrà ricevere risposte incredibilmente profonde e convincente.

La redazione