Quando le future generazioni leggeranno ciò che è accaduto a Gaza... Come risponderete?

 


Pensieri e Parole 
Quando le future generazioni leggeranno ciò che è accaduto a Gaza e si chiederanno come abbiamo potuto permettere che un genocidio trasmesso in diretta accadesse, come risponderete? 
 
Questa domanda formulata da Arwa Mahdawi e pubblicata il maggio scorso sul The Guardian mi ha accompagnata nel tempo. 
La domanda presuppone un ragionamento e una riflessione di tipo educativo, perché la risposta che dovremmo dare è diretta ai giovani del futuro o ai bambini di oggi. 
In questa domenica (5 ottobre) in cui spero una prossima e solida pace, immagino di parlare con bambine e bambini del futuro. 
A loro spiegherò come si possa agire e incidere su alcune cose mentre su altre, per quanto male faccia, non si possa agire con grande impatto e che soli possiamo fare molto, molto poco. Aggiungerò anche che trovare unità in tempo di guerra è difficilissimo... 

Spiegherò che a quel tempo molti cittadini comuni hanno tenuto duro nonostante la violenza oscena che tutti i giorni ci veniva trasmessa con tutti i mezzi possibili, foto, video, parole, voci... Abbiamo continuato ad informarci e abbiamo continuato a pensare. Racconterò loro che alcuni hanno fatto la loro parte a costo della vita: giornalisti, medici, infermieri e professionisti che hanno lavorato, denunciato e raccontato a chiare lettere cosa stava succedendo.  
 
Spiegherò che ho tentato di dipanare le notizie, in un momento molto complesso in cui "la verità" è stata la prima vittima, di pensare con la mia testa, scegliendo quali voci ascoltare e quelle da tenere lontane. Racconterò che ho tentato di non cedere alla tentazione di semplificare e immaginare un "popolo cattivo" e un "popolo innocente". E che i governi dei popoli in guerra non erano il popolo stesso e non avevano obiettivi comuni.  
Spiegherò che questa guerra non era possibile senza il sostegno di molti altri leader altrettanto interessati.
Perché la guerra non arriva all'improvviso dal nulla. 
E una tra le azioni precise che possiamo fare per evitarla è scegliere bene i nostri leader e quindi cosa e chi votare. 
Perché la politica è sempre la soluzione per costruire un mondo in pace. E la politica della pace si coltiva tra elettori informati che vogliono pace e che votano politici altrettanto capaci e che vogliono la pace.
 
Laura Branca