Maltrattamenti e botte alla scuola d’infanzia di Reggio Emilia



















Cronaca Bambina La notizia arriva da Reggio Emilia la “patria della buona educazione” e l’anno educativo 2018-19 apre così sotto il segno della preoccupazione: la notizia merita più ragionamenti e approfondimenti. (qui) Presso la scuola d’infanzia Malaguzzi si è aperta l’inchiesta per maltrattamenti a carico di una maestra. La denuncia è partita da una mamma.



Chi è coinvolto?
La maestra indagata è di Reggio Emilia, ha 55 anni ed è indagata dalla Procura. L’ipotesi di reato è maltrattamenti verso i bambini di 4 anni della scuola d’infanzia Malaguzzi. Per ora la maestra è stata sospesa dal servizio per i prossimi 6 mesi con il divieto per altrettanti mesi di svolgere l’attività di insegnante presso qualsiasi scuola. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione di Santa Croce coordinati dal sostituto procuratore Stefania Pigozzi, titolare dell’inchiesta. Oltre alla magistratura anche il Comune ha avviato un procedimento interno relativo all’indagata. 


Cosa succedeva a scuola?
Le indagini sono state supportate, come consueto, da intercettazioni ambientali audio-visive. Le telecamere hanno mostrato che nella scuola d’infanzia Malaguzzi alcuni bambini venivano maltrattati. Come? Con ripetuti maltrattamenti fisici e psicologici. La maestra maltrattava abitualmente alcuni bambini di 4 anni con sofferenze fisiche e psicologiche. Voce e toni minacciosi per urlare frasi tipo “piangi pure, non mi interessa sentirti piangere”. Li afferrava per il collo o li tirava per i capelli e li costringeva alla brandina con violenza. Infliggeva anche pizzicotti alle braccia e alle gambe che hanno lasciato appunto lividi che poi sono stati notati. 

Dai lividi alla denuncia
L’inchiesta è partita infatti dalla denuncia di una mamma che pensava che la figlia fosse vittima di maltrattamenti. Alla denuncia sono seguite le indagini dei carabinieri che hanno trovato i riscontri a carico della maestra. 

L’Istituzione Nidi e Scuole d’infanzia
L’istituzione reggiana rilascia una lunga nota in cui spiega come intende procedere rispetto a questa spiacevole vicenda. “Il Comune ha avvitato un proprio procedimento disciplinare relativo alla persona interessata: si è provveduto alla sospensione della persona dall’esercizio dell’insegnamento in ogni scuola e alla sospensione dell’erogazione dello stipendio. A sostegno del procedimento disciplinare e quindi al fine della ricostruzione dei fatti, il Comune ha disposto un’istruttoria interna, che prevede audizioni del personale della scuola e raccolta di informazioni”. Intanto l’assessore Raffaella Curioni dichiara di voler incontrare quanto prima i genitori per aprire un dialogo sui fatti che preoccupano tutta la comunità. La nota dell’Istituzione conclude così “Quello che è accaduto addolora e non rende merito all’impegno costante e altamente professionale che ogni giorno viene svolto nelle scuole d’infanzia reggiane. L’amministrazione comunale, nel ribadire la piena fiducia nell’operato della magistratura e la propria totale disponibilità di collaborazione, si riserva la possibilità di prendere provvedimenti più rigidi nei confronti della maestra indagata, alla luce degli ulteriori accertamenti che verranno compiuti”.


La società della paura e le responsabilità individuali 
Tra i tanti commenti sul nuovo caso di violenza a scuola è particolarmente interessante quello del neurologo Marco Ruini direttore sanitario del centro medico Anemos. 
Ruini avverte come si debba fare attenzione a non generalizzare i fatti e estendere la preoccupazione di un caso singolo all’intero corpo docente. 
(video intervista qui a Reggionline). 
 La maestra indagata è una professionista di comprovata esperienza che ha lavorato con i bambini per anni eppure…. stress, nevrosi, rapporti familiari difficili, preoccupazioni continue possono sfociare ed esplodere in violenza incontrollata… “Può capitare a chiunque” avverte il medico che mette in evidenza una questione molto delicata su cui si dovrebbe accendere una profonda riflessione collettiva: “Viviamo in una società estremamente conflittuale. In una società nella quale c’è sempre più paura a prendersi le responsabilità. E le responsabilità diventano sempre più individuali”. 
Il rischio è evidente e purtroppo non si ascrive solo ai maltrattamenti nei servizi educativi. Di fronte al crimine si cerca un colpevole da punire immediatamente, senza però andare oltre, senza cioè aprire delle vere riflessioni sulle responsabilità collettive e sulle possibili soluzioni future.