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Mamma portami al nido! Ormai i dati sono noti e stanca anche di riportarli... I
nidi in Italia sono pochi, sono mal distribuiti, e continuano,
nonostante i finanziamenti dati a non diffondersi. Di nidi si parla
poco e male. Se ne parla quando si verificano i maltrattamenti, tanto
per sottolineare di quali crudeltà siano capaci le educatrici, se
ne parla durante le elezioni, quando tutti i partiti si affrettano a
dire: PIU NIDI PER TUTTI e poi tutto tace. Oggi l’Istat pubblica i
nuovi dati. Cosa ci raccontano? Vediamo insieme le novità, che ci
sono, e non sono positive, sopratutto se accostate alle propaganda
incessante del governo.
Chi va
al nido? Solo
1 bambino su 4 riesce a trovare un posto al nido. I dati si
riferiscono all’anno scolastico 2016-2017. I posti disponibili
coprono il 24% del potenziale bacino di utenza (bambini residenti
sotto i 3 anni). Siamo ancora sotto ai parametri fissati dall’Unione
EU, almeno del 33% dell’offerta.
Nidi: tra nord e sud tra
centro e periferia I posti variano a seconda del contesto geografico: 7,6% dei
potenziali utenti in Campania a un massimo del 44,7% in Valle
D’Aosta. I comuni più piccoli hnno meno nidi rispetto alle città
e capoluoghi di provincia.
Nidi: ma quanto costano?La spesa media dei comuni per gestire i servizi pubblici o
convenzionati è molto varia. Si passa da un minimo di 88 euro
l’anno per un bambino residente in Calabria a un massimo
di 2.209 euro l’anno nella Provincia Autonoma di Trento.
Nidi: meno bimbi iscritti Dal 2011/12 c’è un calo dei bambini iscritti ai nidi (sia
comunali che convenzionati). Dal 2012 si riducono anche le risorse
pubbliche disponibili sul territorio. Nel triennio 2014-2016
rimangono sostanzialmente stabili sia gli utenti serviti sia la spesa
dei comuni.
Calano gli iscritti al pubblico: Il calo degli utenti riguarda principalmente i nidi comunali
gestiti direttamente mentre aumentano le gestioni affidate ai
privati, dove i costi medi per bambino a carico dei comuni sono
decisamente più bassi. Di quanto? Attenzione, attenzione i costi di
gestione per la PA sono molto differenti: il comunale in media ha un
costo annuo di circa 8.800 euro per utente, il convenzionato costa
4.840 euro in un anno. Le rette per le famiglie aumentano dal 2004
ad oggi fino ad arrivare ad una compartecipazione del 20%.
E la legge ZeroSei? In questo quadro la legge e i soldi
attribuiti ai servizi educativi ancora non fanno la differenza. Il
testo di legge è impegnativo e certo non può dare risultati in poco
tempo, ma attenzione, attenzione se i finanziamenti sono, per
quest’anno aumentati di 10 milioni, dal prossimo anno per ora non
v’è certezza di un nuovo finanziamento statale, nel mentre il
governo celebra il congresso della famiglia a Verona (vedi
qui), dove si distinguono nettamente i ruoli tra uomini (blu) e
donne (rosa), e guarda un po’, c’è anche chi propone assegni
alla mamme (leggi qui)
se rimangono a casa….
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