E se il bambino potesse uscire di casa?



 
Cronaca Bambina 
Stare in casa con i bambini o farli uscire per un po' d'aria? ieri anche la ministra Bonetti si è pronunciata sulla questione con un'apertura. Eppure come cittadina e come madre mi chiedo se davvero sia il caso. O meglio mi chiedo se in caso passi "l'ora d'aria per i bimbi" , le regole, tanto necessarie e indispensabili, saranno seguite? E poi  ci sono tante e tante domande che seguono a cascata. Cerco informazioni e intanto mi appunto qualche pensiero.



La mia pediatra

Prima di qualunque cosa chiamo la mia pediatra per capire meglio. Lei mi spiega con il solito senso pratico e buon senso "Se i bambini potessero uscire da soli da casa, e scaglionati, si potrebbe fare. Ma ciascun bambino esce con un genitore o peggio con un nonno (peggio perché più esposto). Ovviamente è impossibile che il bambino uscito di casa non entri in contatto con altri, valli a tenere distanti con successivo avvicinamento anche tra adulti. Quindi in definitiva? Non si può fare. Meglio un sacrificio per un tempo breve, che prolungare per mesi  una situazione critica, per non dire drammatica, "    

Una situazione critica. I numeri del Covid 19

Per la prima volta ieri dopo tanto tempo abbiamo avuto dei numeri che ci fanno sperare, nonostante in città, Bologna, i contagi stiano crescendo. E mi chiedo è davvero il caso ora, in questo particolare periodo di emergenza, far uscire i bambini?  Ora che è il momento in cui potremmo vedere davvero i benefici di questo sacrificio, che per alcuni è molto più impegnativo, cedere? Non ho conoscenze specifiche ma il buon senso mi dice che se devo scegliere tra una post depressione o un prolungamento di questa emergenza scelgo la prima. La situazione drammatica, che noi direttamente come generazione non abbiamo mai visto, va affrontata tutti insieme con uguali regole, che ovviamente non significa dire che i sacrifici sono uguali per tutti, non lo sono, e sui poveri, sui soli, su chi vive in spazi ristretti sarà più drammatica, ma non per questo possiamo cedere ora a deroghe. 
  
La petizione di Uppa e tante domande 

Rileggo con attenzione la petizione Uppa che oggi ha raccolto quasi 20 mila firma e sono certa ne raccoglierà ancora molte. Condivido il fatto che si chiedano chiarimenti al governo per come comportarci con i bambini in questi tempi di pandemia, visto che non sono state spese parole per loro. Ma scrivere
"la situazione di isolamento prolungato in cui vivono i bambini rischia di provocare, e in alcuni casi sta già provocando, problematiche che compromettono la salute e il benessere dei più piccoli, tra cui alterazioni nel ritmo sonno/veglia, scorrette abitudini alimentari, abuso di tecnologie" mi sembra davvero eccessivo. Vogliamo un ministro che venga a rimboccare le coperte ai nostri bambini all'ora della nanna? Se siamo adulti e responsabili (e se siamo genitori dovremmo esserlo) del ritmo sonno/veglia,delle scorrette abitudini alimentari, dell'abuso di tecnologia (incentivato a volte anche dai professionisti) scusate possiamo pensarci noi genitori, anche se i bambini sono costretti in casa. 
 

Bambini in terrazzo e bambini in case protette 

Oggi mentre mi affaccio alla finestra sento, come tutti i giorni da quando siamo segregati la bambina Isa che gioca sul terrazzo di fronte. E' bella, è bionda, e gioca con i genitori e la nonna a sistemare il terrazzo. Lei è certo fortunata ma non mi pare preoccupata del fatto che non può uscire. In casa si respira serenità e preoccupazione e la sua vita di bimba di due anni scorre. Ieri la mia amica B. mi manda un video, uno dei tanti che in questi giorni circolano, e mi appare sullo smartphone Giovanni, un bel bambino di un anno e mezzo che gioca a lavare gli ortaggi. Giovanni è il nipote della mia amica B e sorride nonostante stia crescendo in una casa famiglia per madri tossicodipendenti. Lui cresce praticamente in un contesto di segregazione perenne, come stanno vivendo i nostri bambini ora, perché lui di fatto, a parte qualche saltuario incontro con i nonni (e non tutti i mesi) non esce mai dalla casa famiglia. Eppure Giovanni non è un bambino triste, angosciato, depresso, nonostante la segregazione. E' vero ha il giardino ma è anche vero che ha una situazione ben più drammatica di molti altri bimbi... E ancora una volta mi vien da scrivere : cerchiamo di avere fiducia nelle grandi e immense risorse dei nostri bambini che hanno molto da insegnarci. 


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