Riapertura servizi 06: una nuova guerra tra pubblico e privato?


Pensieri e parole
Riaprire i servizi dedicati  ai bambini: Come? E in che tempi? Mentre il decreto rilancio slitta (per l'ennesima volta)  mentre si aspetta l'ok del comitato tecnico scientifico, all'orizzonte si profilano alcune contese. La situazione  è difficile per tanti motivi: da una parte ci sono le famiglie che dovendo tornare al lavoro e hanno necessità di risposte chiare, dall'altra ci sono i servizi privati che senza il sostegno delle rette e con poche sovvenzioni preventivate sono in ginocchio, e poi ci sono i





lavoratori, bambini e la salute pubblica. Osserviamo questo complesso problema più da vicino e dal punto di vista di chi gestisce. Tanti privati stanno ri-progettando un nuovo modo di lavorare con i bambini. Nel sito di EduChiAmo, un comitato nazionale che raduna diversi gestori di strutture private, si possono leggere diverse ipotesi che ripensano i servizi all'aperto e con una cornice pedagogica. La Lombardia indica di mantenere una distanza di un metro durante pranzo e nanna, l'Abruzzo apre l'ipotesi con una lunga premessa sulle responsabilità e i rischi che le famiglie si dovrebbero accollare. Controcorrente AssoNidi (associazione di nidi e scuole d'infanzia privati) che in un comunicato dichiarano "Forse ha senso aspettare un mese in più, ma avere la più garanzie dal Ministro della Salute". E questo epr rimanere in contesto milanese dove la pandemia si è fatta sentire con maggior forza.

Privato e privato

Il fatto è che di fronte ad una crisi di lavoro che è si protrae da tempo, i colossi dell'educazione (chi gestisce più servizi e altri servizi alla persona) potranno resistere, gli altri,  sopratutto le piccole imprese, sono destinate con ogni probabilità a soccombere. E questo è un grande problema non solo per le stesse attività ma anche per la ripresa del lavoro generale e futura dell'Italia, delle famiglie e in particolare delle madri. Perché il rischio dell'arretramento del lavoro, dell'arretramento del diritto del lavoro delle donne, c'è tutto, come ci spiega puntualmente anche  la sociologa Chiara Saraceno in questa intervista a La Nazione .     

I servizi pubblici

E i servizi pubblici in questa situazione come stanno reagendo? Al momento ci sono dichiarazioni alcuni politici prendono tempo, a Bologna si pensa all'avvio di un percorso partecipato, altri i politici si muovono "contro" le ipotesi del Governo con forti critiche e alternative. (Il Piemonte rimette in piedi, in tre comuni, un servizio di assistenza che accoglie anche i più piccoli ed è gestito da soggetti privati. Il Veneto ipotizza di riaprire in fattorie).
Insomma siamo di fronte all'ignoto e ognuno si agita tentanto soluzioni più o meno opportune, che prendono molto poco in considerazione i bambini, che dovrebbero essere in centro, o i lavoratori (avranno scelta?).
Tutto normale tutto abbastanza tristemente scontato.

Una previsione

In questo grande caos faccio una previsione, una previsione rischiosa, senza sfera di cristallo e dettata più dall'intuito che da altro, prendetela per quello che è. Prevedo che i gestori privati apriranno per primi con servizi ripensati (sperimentali) secondo ciò che il rischio contagio consente. Nel mentre il pubblico, che non vive di rette, e ha spesso personale più agè, farà un passo indietro nelle riapertura, aspettando un po' di capire (oltre alla questione sanitaria) anche un'altra spinosa questione, sempre un po' trascurata: e se il bambino si ammala di chi è la responsabilità? Basterà un protocollo d'intesa con le famiglie? E per le educatrici-sorveglianti come si provvederà?