Alla ricerca della sicurezza perduta. Verso lo sciopero nazionale dei nidi e delle scuole


Cronaca Bambina 
Si avvicina lo sciopero nazionale del 25 novembre che riguarderà nidi e tutto il mondo della scuola ma anche trasporti locali e Sanità pubblica. Sarà organizzato dall'Unione sindacati  italiani (Usi) e dall'Unione dei sindacati di base (Usb). I motivi si potrebbero riassumere così: manca la sicurezza sul lavoro. Per capire meglio cosa sta succedendo, di quale sicurezza si sta parlando abbiamo raccolto  una serie di articoli con le testimonianze dei lavoratori e le denunce dei sindacati in diverse città in giro per l'Italia paese. La situazione si presenta davvero molto complessa e difficoltosa e in tanti contesti, in perfetta continuità con le situazioni precedenti.


Milano

A Milano le varie single sindacali si criticano aspramente a vicenda, si accusano a vicenda di "camuffare la realtà dei fatti". Nella Zona più rossa d'Italia la situazione si presenta molto difficile. 
Secondo quanto riporta l'agenzia Ansa i positivi tra il personale educativo, ad oggi, superano il 6% con un più 201 positivi, mentre le sezioni che hanno chiuso, sarebbero 258.
Usb  aggiorna i dati a qualche giorno di distanza con ritocchi verso l'alto. 300 le sezioni chiuse, 256 i lavoratori positivi e circa 5 mila bambini in quarantena
Un esito, secondo Usb-Diccap-Sialcobas e Slaicobas, che "nessuno può considerare soddisfacente, frutto di misure inadeguate assunte frettolosamente, più per economia di spese che per garantire la sicurezza nei servizi educativi".

Bari

Giovedì scorso a Bari c'è stato un sit-in dei lavoratori di nidi e scuole d'infanzia organizzato da Cgil 
La protesta era finalizzata ad una richiesta precisa: poter lavorare in sicurezza e avere la possibilità di seguire effettivamente i protocolli. Ad oggi non è ancora stato nominato il commissario di sicurezza
Perché manca la sicurezza? Unod ei principali motivi è la carente di personale, un problema che c'è da tempo, ma in questa difficile situazione, dove il carico di lavoro è aumentato, per via di varie disinfestazioni aggiuntive (e non solo) La fatica si fa sentire ancor di più e non si riesce a fare tutto quello che si dovrebbe per garantire la sicurezza. Il personale è spostato, di struttura, in struttura per "coprire"  assenze e così  facendo le "bolle" che avrebbero dovuto essere garanzia di tutela al contagio non sono garantite.  
Gli spazi, aggiungo ancora i sindacati, non sono stati riorganizzati ne' internamente, ne' esternamente in modo coerente alle linee guida ministeriali. Infine le mascherine chirurgiche sono considerate insufficienti per tutelare la sicurezza del personale, che vive in stretto rapporto con i bambini che (giustamente) non  indossano mascherine e non mantengono la distanza. 
Fornire le mascherine FFP2? Per ora la questione è aperta. 
Questa richiesta di FFP2 del resto non riguarda solo a Bari, ma anche il personale delle scuole d'infanzia Statali che sono fornite, qua e là, a macchia di leopardo.
Sempre a Bari sono stati scoperti due genitori, che pur risultando positivi al tampone hanno mandato i bambini al nido. La faccenda è stata ricostruita da Repubblica, la scoperta è stata possibile attraverso l'incrocio di dati tra l'anagrafe e i servizi educativi 06.

Torino

Nell'elegante città del nord la situazione, da anni molto difficile, sembra essere fuori controllo. I motivi sono un po' diversi, da quelli elencati per Bari, ma non troppo. A Torino manca personale, un problema che si trascina da anni, per limiti imposti a livello nazionale e mai affrontati con decisione dalla politica. 
Limiti in parte nati per tutelare i lavoratori, suona quasi come una beffa, che vanno a cozzare con altri limiti imposti alle PA. Buona parte di questi limiti sembravano superati da "condoni" concessi per affrontare l'emergenza, ma evidentemente non del tutto. 
Di fatto il personale continua ad essere poco. Il comunicato stampa riportato sul giornale locale Torino Oggi evidenzia come l'assenza per malattia, in data 10 novembre, del personale sia pari al 28,3 % (di cui oltre il 21% per Covid). I servizi vivono in una situazione incredibilmente incerta dove la sicurezza è una chimera. Queste tensioni sono sfociate in due scioperi a meno di due mesi di apertura.

Venezia  

Rimanendo sempre al nord approdiamo a Venezia. I sindacati cgil, cisl e csa hanno indetto lo sciopero l'undici novembre per denunciare come la situazione precipiti e non tanto per il Covid,  ma per una situazione emergenziale che si trascina ormai da tempo (come abbiamo più volte raccontato) che va ad impattare con l'emergenza sanitaria.   
Manca il personale, tante strutture hanno bisogno di manutenzione ordinaria e straordinaria che consenta l'uso degli spazi (in questo momento determinanti). 
La novità che incontriamo a Venezia è che i genitori sono coinvolti e partecipi Ieri hanno incontrato, da remoto, i tre assessori di riferimento per discutere della questione. Al momento non abbiamo aggiornamenti. 
 
Tre riflessioni
 
A Bologna si lo sciopero si è svolto settimana scorsa e le tematiche portate all'attenzione pubblica sono sempre legate alla sicurezza sul lavoro. 
Arrivati a questo punto apro ad alcune riflessioni.
Prima riflessione, molto ovvia, certo ma ripeterlo non fa mai male: la crisi si fa sentire dove c'è maggiore disorganizzazione, o meglio, dove c'è  un'organizzazione dettata più dal risparmio che da altri criteri. 
Seconda considerazione: a luglio, nonostante una grande fretta, nonostante si conoscesse molto poco il virus, nidi e scuole dell'infanzia hanno riaperto, prima delle scuole. sebbene ci siano state tante perplessità iniziali, le cose tutto sommato hanno funzionato. I contagi, grazie anche al clima, sono stati contenuti e le procedure, con pochi bambini iscritti, si sono rispettate. 
Questo dimostra che SE le procedure sono rispettate funzionano.
Terza e ultima considerazione  se le regole funzionano, se i nidi e le scuole d'infanzia, sono tanto importanti da riaprire subito, già da luglio, e rimanere aperti anche in zona rossa, allora mi chiedo: come mai ancora una volta, in una situazione tanto complessa, si tenta di risparmiare? E ancora: perché non si riesce tutti i nidi tutte le scuole, tutti i sindacati (o molti) a fare rete in questo momento per "portare a casa" sicurezza e maggiore qualità?