I perchè dello sciopero nei nidi e nelle scuole d'infanzia di Bologna

 
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Cronaca Bambina 
Oggi, venerdì 13 novembre,  c'è sciopero nei nidi e nelle scuole d'infanzia di Bologna, ma perché organizzare uno sciopero in un momento tanto complesso? La risposta è forse già contenuta nella domanda: si fa sciopero proprio perché è un momento tanto complesso. Per capire meglio i motivi che hanno spinto educatori, maestri e collaboratori a protestare ho raggiunto alcuni di loro al telefono. La realtà ricostruita da questi colloqui è solitamente ( e putroppo non insolitamente)   inquietante.



Le rivendicazioni di Sgb e Cobas

Lo sciopero è indetto da Sgb e Cobas riguarda tutti i dipendenti pubblici del comune di Bologna. Al centro della contestazione c'è la salute e la sicurezza dei lavoratori
Nel dettaglio le rivendicazioni per il personale dello ZeroSei sono elencate in sei punti nel comunicato stampa e sono abbastanza semplici. 
Primo: Tamponi per tutti, compresi per i lavoratori di cooperativa, Secondo: Chiusura delle sezioni dove si sono riscontrati casi positivi, sia derivanti da bambini che da adulti, Terzo: sanificazione straordinaria delle strutture, Quarto: divieto di spostamento del personale da una struttura all'altra. Quinto: stipendio al personale di cooperativa anche quando le sezioni chiudono. Sesto: riduzione dell'orario alle 14,30.

Ma cosa succede nei nidi? 

A parte l'ultimo punto tutto, che è un punto molto delicato da sollevare, il resto sembrano rivendicazioni lucide e opportune. Il fatto è che nei nidi e nelle scuole succedono tante cose, tutti i giorni, non sempre chiare. 
"E' un momento molto complesso da gestire. I servizi sono, oggi, poco educativi e molto sanificati, ma quel che è peggio e che c'è poca trasparenza". Spiega Tiziana Baldanza educatrice di nido e già rsu dei Cobas. "Le bolle non sono rispettate, il personale si sposta da scuola a scuola, senza essere sottoposta a tampone, o a un test. Quando c'è un caso positivo non è chiaro come dobbiamo procedere. Tra Asl e comune sembra non ci sia una reale comunicazione e noi che dobbiamo rispondere e fronteggiare la situazione, non sappiamo come procedere: cosa comunicare alle famiglie? In che tempi? Il personale arruolato di recente è spesso impreparato, non formato, per cui arrivano in struttura e non conoscono il lavoro.  E questo di norma non sarebbe un problema, ma in un momento come questo! Abbiamo un carico di lavoro molto più gravoso, sopratutto i collaboratori, e diventa tutto molto difficile da gestire. Arrivano circolari generiche, in cui si chiede al personale di spostarsi, di cambiare orari all'ultimo momento, di fare ore aggiuntive... e lo stress è alle stelle"  

E alle scuole d'infanzia come vanno le cose?  

"E' tutto molto confuso e difficile,  Asl dice una cosa e il comune sembra dirne un'altra. L'iter del protocollo è a dir poco pazzesco e impossibile da seguire così come siamo organizzati in questo momento. Quando poi sei di fronte all'emergenza, ad un positivo, non si capisce bene cosa si deve fare. Non c'è chiarezza e il livello di stress tra i lavoratori, è altissimo" Mi spiega Walter Caserta maestro di scuola  e rsu di Sgb
Quello che tutte le voci (non tutte elencabili per iscritto) mi confermano è che c'è molta confusione nella gestione, ci sono spostamenti continui e il tentativo di rimanere aperti il più possibile, da parte dell'amministrazione, un tentativo, che spesso non viene messo per iscritto, ma ordinato al telefono. 
Le bolle? Sono una chimera, i collaboratori che si spostano in tutta la scuola, e supplenti ma, anche il personale "fisso" viene spostato da una parte all'altra dopo l'orario solito affrontando magari nove ore di lavoro frontale in un giorno di ordinaria pandemia. 
Ci sarebbero insomma maldestri tentativi di fare pressioni sugli ultimi, i più giovani, i nuovi arruolati, i più precari, senza lasciare traccia della responsabilità, quindi con telefonate o con ordini scritti e non firmati.
Caserta conclude "La situazione va rivista subito e vanno seguite ferree modalità di comportamento, altrimenti presto, dovremmo chiudere tutto". 
 
Casi positivi in città e nei nidi 
 
Intanto in città i contagi aumentano e  in regione, già da ieri, sono arrivate nuove restrizioni aggiuntive, ma nessuna riguarda nidi e scuole d'infanzia
Raggiungo anche Micol Tuzi rsu di Cgil che ha un'altra visione "I casi positivi nelle strutture educative sono stati pochi fino ad ora. Spesso dove si è riscontrato un caso positivo, sono risultati che tutti gli altri erano negativi. Fino ad ora non abbiamo avuto focolai nei nidi e nelle scuole ciò significa, a parere mio, che le cose sono gestite bene e che i bambini, come ci dicono studi ormai comprovati, sono meno soggetti al virus. Ritengo urgente invece avere dei dati specifici sui contagi sul comparto ZeroSei, per fare una fotografia delle situazione e ragionare sui numeri e non sulla schizofrenia imperante: tra chi ha paura da un lato e chi invece nega la pandemia e la complessità della situazione. Ciò detto rimane urgente poter disporre di più supplenti, così che non si debba ricorre a spostamenti da una struttura all'altra o con prolungamenti d'orario eccessivo". 
 
#DatiBeneComune 
Sulla mancanza di dati riguardanti nidi e scuole in generale, abbiamo già scritto nei giorni scorsi. BolognaNidi con molte altre associazioni ha aderito alla petizione #DatiBeneComune (che potete leggere e firmare da qui)
La petizione in due giorni ha praticamente raddoppiato le firme arrivando a quota diecimila.