Esiste un modo specifico di relazionarsi con i papà al nido?


 



Anche gli uomini... educano 
 
Quando nei corsi di formazione ragioniamo sulla presenza dei papà nei servizi 0/3 anni, le educatrici raccontano, talvolta sorridendo, modalità molto diverse di relazionarsi sia con loro che con il proprio figlio.

Le operatrici parlano di alcuni padri capaci di svolgere, durante l’ambientamento, la loro funzione di appoggio e sostegno nei confronti del piccolo, di altri che fanno più fatica; c’è chi chiede aiuto all’educatrice o sembra vivere una sorta di disagio e di spaesamento nel ritrovarsi in un mondo tutto femminile.

Accettazione

Saper accettare le modalità specifiche di cura e protezione dei papà, la diversa fisicità, senza assumere atteggiamenti materni nei loro confronti contribuisce a rendere questo momento prezioso per tutti.

In molti casi l’ambientamento fatto dai padri viene valutato positivamente dalle educatrici, che vedono nella figura maschile una maggiore propensione a trovare la giusta distanza dal figlio: forse perché – come diceva una di loro – “gli uomini non sanno di latte”?

È ormai riconosciuto che i bambini possono sviluppare relazioni di attaccamento con la figura paterna, utilizzata come base sicura in situazioni di disagio, di incertezza, o di passaggio, come nel momento dell’entrata al nido. 

Legame 

Quando si crea questo legame il mondo sensoriale del bambino si arricchisce della peculiarità della comunicazione paterna, legata sia alle esperienze personali - senza necessariamente far riferimento al sesso e al genere - sia alla specificità dei tratti dell’espressività corporea maschile (le mani, il petto, il viso, la voce, ecc.).

Un modo specifico

Mi è stato spesso chiesto se esiste un modo specifico di relazionarsi con i papà che accompagnano i bambini al nido o alla scuola dell’infanzia: che cosa gli si comunica, che cosa si ascolta da loro?

Ci sono argomenti, come quelli riguardanti le cure corporee o la salute, sui quali a priori si parla soltanto con le madri?

Con gli uomini si è portati a ragionare di più sul gioco e sugli aspetti cognitivi dello sviluppo dei bambini?

Se è vero che ci sono padri con poca familiarità rispetto alla cura del corpo, non è di aiuto una posizione che li escluda aprioristicamente da alcuni aspetti della vita dei figli: si tratta piuttosto di riconoscere una competenza diversa da quella materna, consapevoli che non si può chiedere al maschile di farsi femminile, ai papà di avere le stesse modalità di cura delle madri.

L'incontro quotidiano

L’incontro quotidiano con le figure maschili che accompagnano o riprendono i propri figli alla sera si gioca anche sulla condivisione della soddisfazione per le conquiste e le nuove competenze raggiunte dai bambini.

Nelle prime fasi del rapporto con le famiglie, la presenza di entrambi i genitori contribuisce, come abbiamo visto in un precedentecontributo, all’arricchimento dell’immagine del bambino e alla sua conoscenza; nel corso dell’anno il rapporto con i padri che frequentano il nido con maggiore o minore regolarità, mantiene viva questa possibilità di conoscere punti di vista diversi, informazioni preziose, impressioni talora illuminanti.

Momenti di convivialità

I momenti di convivialità sono un’altra fonte di scambio e di conoscenza, grazie ad un tempo più rilassato e ad uno spazio preparato per stare insieme in una condizione di benessere, occasioni in cui emergono aspetti delle persone meno conosciuti che aiutano ad arricchirne l’immagine.

Queste situazioni costituiscono un’opportunità per incontrare papà che si vedono pochissimo e in alcuni casi per un approfondimento della relazione.

Esistono in diverse realtà progetti specifici che prevedono un coinvolgimento del genitore, invitato a trascorrere una parte della giornata al nido, per vivere la quotidianità insieme ai bambini e alle operatrici.

Ascoltando le educatrici, la partecipazione dei padri a queste iniziative può assumere un particolare valore perché viene dato spazio ad una specificità maschile, legata ad una diversa corporeità e ad un originale sistema simbolico – culturale, mentre dal suo canto il servizio mette in rilievo la complessità del lavoro di cura di educatrici e insegnanti, evidenziandone il valore.

Luoghi di educazione e sostegno alla genitorialità

I servizi educativi hanno sempre più la caratteristica di luoghi di educazione e di formazione per i bambini e gli adulti che li abitano e li frequentano; la domanda di consigli o di confronto da parte di molte famiglie è indicativa di un bisogno di aiuto e appoggio, soprattutto dei neogenitori che in non pochi casi vivono con un senso di solitudine la loro nuova condizione di padri e madri.

I progetti di sostegno alla genitorialità all’interno dei servizi educativi per la prima infanzia creano ambiti di confronto e di supporto per le famiglie, all’interno dei quali riservare spazi di riflessione sul ruolo maschile non è più da tempo né un’utopia né una possibilità offerta ad un’élite, ma una scelta meditata che permetta agli uomini con storie e aspettative diverse di esprimersi e ragionare insieme rispetto alla paternità.


Giulio Reggio