Congedo di paternità: un diritto da migliorare (ed esigere)




Anche gli uomini...educano

Casualmente il giorno dopo della festa del Papà, scorrendo la home di Facebook, sono capitato in un interessante post della Pagina “Roba di donne”, che parlava del Congedo di paternità; l’immagine utilizzata, diretta e immediata, confronta quanto spetta ad un papà italiano (dieci gg) rispetto ad un papà francese (28 gg), un papa’ spagnolo (16 settimane), un papà norvegese (46 settimane condivisi col partner) e infine un papà svedese (1 anno, condivisi con il partner).

Per l’ennesima volta, come per tanti altri temi sociali, emerge la nostra cronica arretratezza… Eppure mi sono chiesto: ma basteranno dieci giorni per realizzare di esser diventati padri?

L'alba della paternità

Rileggendo le parole del nostro amico Giulio Reggio, pedagogista e psicomotricista, in un interessante articolo pubblicato alcuni mesi fa nel nostro blog, L'alba della paternità, mi sono fermato su un passo che voglio riportarvi:

E’ il momento in cui l’uomo diventa papà grazie a un fare consapevole che offre un contributo fondamentale alla crescita della relazione mamma-bambino e permette la costruzione di una nuova anima familiare

Appurato che nel 2017 i giorni congedo erano due e via via sono diventati dieci, a dicembre 2021, penso che il Legislatore debba porsi seriamente il dubbio che questo riconoscimento sia timido e ancora insufficiente; credo che l’introduzione di un diritto forte e continuativo nel tempo, possa essere un chiaro messaggio pedagogico alla nostra società.

Dieci giorni...  di paternità

Come domandavo inizialmente, dieci giorni non possono bastare, occorre un intervento più strutturato per consentire ai papà di acquisire consapevolezza del proprio ruolo, di essere un genitore “alla pari” nel compito educativo e supportare significativamente le mamme, sia nella relazione con il bambino, ma soprattutto nella propria vita professionale. Purtroppo anche da rilevazioni recenti, si riscontrano tantissime donne costrette a rinunciare al proprio lavoro o a ridursi sensibilmente l’orario lavorativo, una volta diventate madri… credo che ciò sia inaccettabile nel 2022 ed è arrivato il momento, anche in Italia, di avere padri presenti e attivi. Un esempio tangibile di questo concetto è il promuovere maggiormente la presenza dei papà negli inserimenti dei bambini al Nido: oltre ad essere un’esperienza interessante dal punto di vista pedagogico/educativo, può essere un valido aiuto nei confronti delle mamme lavoratrici.

Se questo diritto...

Infine, se vogliamo che questo Diritto diventi più forte, dobbiamo insistere e sensibilizzare l’Esigibilità, in modo che sia un elemento non rinunciabile per ogni nuovo papà…. E nella speranza che queste poche righe riescano ad accendere curiosità, riflessioni ( e magari anche rivendicazioni), concludo con il dettato normativo (fonte sito INPS):

Ai padri lavoratori spettano dieci giorni di congedo obbligatorio, che possono essere goduti anche in via non continuativa, per gli eventi parto, adozione o affidamento avvenuti successivamente al 1°gennaio 2021 (….) Il congedo obbligatorio è fruibile dal padre entro il quinto mese di vita del bambino (o dall’ingresso in famiglia/Italia in caso di adozioni nazionali/internazionali oppure dall’affidamento o dal collocamento temporaneo)


Francesco Princigalli