Tra la giornata dei diritti dei bambini e la giornata contro le violenze sulle donne: un ragionamento sui nidi



Pensieri e parole Tra qualche giorno si celebrerà la giornata per l'eliminazione delle violenze contro le donne. Mentre ieri  abbiamo celebrato la giornata internazionale dei diritti del fanciullo. Queste due giornate, il 20 e il 25 novembre, legano a doppio filo due soggetti che ancora oggi sono meno tutelati in tutto il mondo, donne e bambini, anche in quei paesi dove i diritti sono pressoché garantiti.

Maltrattamenti sulle donne: quali sono?

I maltrattamenti sulle donne sono frequenti e di varia natura, abbiamo stabilito, ormai da tempo, che rendere una donna dipendente economicamente è un atto che si ascrive sotto il profilo dei maltrattamenti. E se è molto complesso rintracciare i maltrattamenti in situazioni private, ci sono “dinamiche pubbliche” che sono più facilmente misurabili.

Lavoro e donna

Nel nostro Paese su dieci lavoratori, le donne, sono solo quattro. Poco più di un'azienda su cinque è a conduzione femminile. E se rispetto ai dati del 2020, il periodo immediatamente post-pandemia, le cose sono migliorate, c’è comunque da sottolineare che la crescita dell'occupazione femminile è ancora segnata da profonde disparità.

Lavoro e Donne al Sud

A livello geografico ad essere maggiormente penalizzate sono le regioni del Sud, dove si registrano anche le maggiori disparità in materia di retribuzione.

Per incremento il lavoro femminile arriva il PNRR

La certificazione di parità, una delle misure del Pnrr, potrebbe aiutare l'occupazione femminile, in modo concreto, perché promuove l'occupazione femminile attraverso veri e propri vantaggi fiscali per le aziende che assumono. Ma da sola questa misura non può bastare. E sempre dal PNRR arrivano sostanziose risorse per avviare nuovi asili nido, un servizio altrettanto concreto per favorire la continuità del lavoro delle donne fuori casa.

Non sono “soldi facili”. Rispettare i termini dei bandi per accedere ai finanziamenti destinati ai nidi non è facile e hanno già conosciuto tante difficoltà sopratutto al sud, dove le competenze dei dipendenti della PA sono spesso poco appropriate.

Infanzia e lavoro femminile

Le difficoltà specifiche dell’infanzia e le difficoltà che riguardano le donne emergono in un legame evidente. Più nidi significherebbe più donne occupate all’ennesima potenza perché le madri avrebbero meno difficoltà ad accedere al mondo del lavoro e perché i nidi, per tradizione, arruolano sopratutto donne.

La politica, i nidi e le donne

Durante il suo discorso alla Camera, la neo premier Giorgia Meloni ha promesso sostegno alle famiglie, parlando proprio di misure per la garantire gratuità dei nidi e aperture straordinarie fino a a sera, così da consentire alle donne lavoratrici di mantenere più facilmente il lavoro.

I problemi dei nidi

Oggi i nidi oltre ad essere poco diffusi sono anche poco accessibili: costano molto, anche quelli pubblici, e hanno orari poco attraenti in molti contesti. Anche se su questo punto non c'è uno studio che permetta di mappare gli orari offerti e gli orari richiesti.

Nidi gratis, orari prolungati

Se "nidi gratis" dovrebbe essere un mantra, e non solo delle donne ma delle famiglie in generale, rispetto all’estensione degli orari ci sarebbero da fare un’attenta riflessione. Perché i nidi aperti la sera sono già una realtà in molte città, e perché molti comuni hanno eliminato un limite massimo di ore di frequentazione del nido consentite ai bambini. E la tendenza a lasciare molte ore i bambini al nido sta diventando un nuovo problema mai davvero affrontato.

Orari e limiti

Con questo voglio affermare che estendere gli orari (o i calendari) sia un errato? No, al sud, tanto per tornare nei contesti dove c’è più bisogno, gli orari sono spesso ridotti al solo mattino e andrebbero estesi. Ma esiste, e si sta affermando, anche il problema opposto: servizi con orari ad oltranza che non tutelano i diritti al tempo libero dei bambini. (diritto sancito anche dall'ONU)

La Commissione Europea nel corso della Employment and Social Developments in Europe dichiarò:

"La partecipazione al mercato del lavoro delle madri che hanno figli piccoli dipende, in modo considerevole, dal loro accesso a servizi per la prima infanzia che siano di qualità e ad un costo sostenibile".

E oggi dovremmo chiederci e dovremmo farlo con una certa urgenza, cosa intendiamo per qualità dei servizi educativi. Quali orari di frequentazione vogliamo per ritenerli adeguati al mercato del lavoro? A quali costi? Con quali criteri di accesso? E infine, ma non per ultimo, che tutela del lavoro vogliamo garantire a chi cura ed educa i nostri bambini mentre noi lavoriamo? 

Sono tante le domande che ci dovremmo porre tra il 20 e il 25 novembre per capire che tipo di futuro immaginiamo per noi donne e i nostri figli.

 

Laura Branca