Il coraggio nell'epoca della complessità






Partecipare per crescere Questa volta faccio fatica a scrivere, non escono le parole, il foglio bianco rappresenta un ostacolo, un muro. Per scrivere qualcosa di credibile, devi avere una visione, un input che dia senso e spessore al tuo ragionamento.

Allora è necessario partire dall'osservazione, dal sentire autentico, per poter trovare una via, un percorso, che possa lasciare traccia di un pensiero.

Siamo nel caos, forse è questo il problema, talmente tanti gli accadimenti oscuri concentrati in questi ultimi tre anni: pandemia, guerre, incertezze economiche, scontro di idee, di valori, violenza.

Ingredienti conflittuali e dolorosi si mescolano, si contaminano, non trovano né pace né condivisione.

Noi, io 

Il "Noi" perde ogni giorno pezzi di carne e cuore, il "Noi" non ha più voce in capitolo, emerge l'individualismo, il narcisismo, schiere di influencer si inventano la loro ricetta miracolosa, dove il "farcela" dipende solo ed esclusivamente da te, dalla tua bravura, dalla tua intraprendenza e da un " coraggio" non meglio definito.

Interagire, confrontarsi, solidarizzare, sta perdendo di valore ogni giorno di più.

Una sorta di autismo sociale sta prendendo piede, un ritirarsi, per mettere a tacere la paura di vivere e l'incapacità di condividere.

In questo humus crescono i nostri bambin* e adolescenti.

Un vita di compartimenti stagni generazionali, di celle frigorifere dell'anima, di solitudine, un sistema di "alert " personale votato all'anestesia del sentire.

Per vivere bene ci vuole la gioia di vivere e condividere, del fare e sperimentare, impegnandoci a co-creare una comunità di intenti pacifici e solidali.

Il coraggio di vivere

Il coraggio di vivere viene spesso individuato e declinato nell'essere "eroici" nella sfida all'ultimo sangue, c'è una tendenza diseducativa che indica nella fragilità una condizione disdicevole.

In un mondo così competitivo, nessuno può permettersi un fallimento, una difficoltà, neanche esternare troppo il dolore della malattia o della perdita.

Devi essere un " guerrier*" mettere il coltello tra i denti e affrontare la vita gonfiando il petto, negando sentimenti ed emozioni che non corrispondano al cliché di invincibile!

Invece " attraversare" le difficoltà qualunque esse siano, non possono essere rappresentate da tutte queste " maschere di ferro" dovremmo avere il tempo di contattare e vivere il dolore con umanità e gentilezza.

Il coraggio è altro!

Non è giudicare e giudicarci continuamente, non esiste una formula magica che sia uguale per tutti*.

La precarietà esistenziale

Come si può costruire una narrazione salda ed inclusiva in questi tempi di estrema precarietà sociale, culturale, economica ed educativa?

Abbiamo tutti* sulle nostre teste un'aura oscura ed imprevedibile, viviamo nella complessità, per questo il coraggio non può essere declinato in rigidità di pensiero, in schieramento tout court , mai come ora è necessaria la flessibilità, l'ascolto, la partecipazione e la capacità di non arroccarsi sulle proprie idee, fino ad arrivare al pregiudizio.

Ovviamente siamo tutti condizionati da quello che abbiamo costruito nel tempo in termini di idee, valori, esperienze, conoscenza ecc. sicuramente e' importante fare valere le proprie opinioni, soprattutto in ambito educativo se le riteniamo valide e promotrici di benessere.

E' altrettanto importante imparare a comunicare con gentilezza, con argomentazioni pacate, piuttosto che imporsi con prepotenza e supponenza.

Il coraggio di " essere" non può sfociare in comportamenti aggressivi, né dal punto di vista lessicale e ancor meno fisico.

Un mare di prepotenza

Assistiamo a volte impotenti, a questo mare di prepotenza che viene letteralmente vomitato dai media, nelle relazioni familiari, nelle relazioni sociali ed affettive.

La prepotenza sembra essere diventata la cifra esposta del malessere e del disagio, fortunatamente in risposta a questo clima tossico e respingente, stanno fiorendo altre necessità, tante persone desiderano praticare la pace e costruire ben-essere attraverso attività olistiche, artistiche, musicali, umanitarie.

In qualche modo si sta cercando di fare emergere un nuovo linguaggio, una nuova modalità di convivenza che non può essere scissa da una evoluzione personale e collettiva.

A costo di sembrare retorica, abbiamo tutt* un bisogno disperato di BELLEZZA, AMORE e GIUSTIZIA.

Non vedo altro antidoto a tutta questa sofferenza!


Anna Maria Mossi Giordano


La vita nei passi, nel corpo...nella poesia

Quanti sensi ha la pace