I legami costruiscono un buon asilo nido


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Partecipare per crescere In una comunità educante i legami si generano al di là del vincolo parentale. La sua particolare organizzazione quotidiana permette una conoscenza e una condivisione peculiare piuttosto rara ed inusuale in altri contesti.

Ne ho potuto sperimentare l’intensità, il forte coinvolgimento e amicizie salde e durature che a distanza di quarant'anni e oltre si sono mantenute e rinnovate.

Una comunità educativa possiede tutti gli ingredienti per costruire legami importanti nella libertà e rispetto delle diversità.

E' una scuola di vita permanente!

Affinché i “legami” possano fiorire e svilupparsi è necessario che ci siano le condizioni di partenza.

Una comunità educante deve possedere elementi di stabilità e nello stesso istante avere la capacità di modellarsi con apertura e accoglienza, mantenendo una flessibilità e curiosità costante per dare spazio alle novità, imprevedibilità della vita con tutte le sue sfumature di gioia e dolore, in poche parole essere disponibili al cambiamento. 

Regole condivise ma anche il loro superamento

Le regole sono senz'altro importanti in un nido o scuola dell'infanzia, ma la regola indicata non dovrebbe mai diventare esercizio di potere. E' un conto educarci alla regola con consapevolezza e partecipazione, ritenendo che sia utile e migliorativa, altro e' dover sottostare a regole rigide ed inamovibili a volte anche insensate, sulle quali non si e' disposti a contrattare o rivedere.

Tante volte ho assistito a discussioni interminabili sulla questione dei ritardi dei genitori nell'accompagnare il proprio bambino/a al nido. Diatribe alle quali non mi sono mai sentita di partecipare, perché non ne condivido sia le modalità che il contenuto.

Legami di pace

Ho sempre pensato che la fiducia dovesse essere la priorità relazionale da costruire ed accogliere. Di fronte ad una difficoltà si cerca di trovare una soluzione accettabile per tutti con fluidità.

Nel tempo questo approccio relazionale condiviso con altre colleghe ha sempre dato i suoi frutti, affrontare le criticità con approcci rigidi non porta nulla di buono.

La comunità educante ci offre grandi opportunità di crescita relazionale e' un crocevia esperienziale unica ed irripetibile.

Inizia dal nido quel percorso di conoscenza ed inclusione, una costante tessitura comunicativa “per fare spazio e prendere spazio” psichico e fisico, affinché ogni componente possa sentirsi accolto/a per ciò che è. Generare legami importanti significa mantenere saldo il filo dell'incontro, come uno sguardo attento ed amorevole che riesce a guardare oltre l'orizzonte.

Una comunità educante può essere una base sicura alla quale riferirsi, ma anche un perimetro che può alzare muri e barriere o costruire accessi, ponti, alternative.

Credo sia questo il focus educativo: co-creare un ambiente creativo, olistico, libero, rispettoso e circolare. Un pensiero pedagogico da applicare e far fiorire a trecentosessanta gradi. Un approccio filosofico alla vita che riguarda tutti/e.

Siamo tutti “connessi” ma non collegati 

I tempi attuali sono difficili, contraddittori, spesso divisivi ed aggressivi. Le criticità si ripercuotono inevitabilmente in ogni agenzia educativa, come un marchio indelebile, incide a fuoco tutta la sua incoerenza valoriale ed educativa. Viviamo perlopiù in un mondo artificiale, virtuale, online, perdiamo giorno dopo giorno pezzi di relazione autentica fatta di sguardi e contatto. Gli ultimi studi nel campo delle neuroscienze, stanno evidenziando come l'assenza di esperienze sensoriali ed emozionali possano influire negativamente nella sana crescita psico/fisica/affettiva di un bambino/a.

Scelte progettuali

Sento la necessità come educatrice di rimettere al centro delle nostre discussioni ed approfondimenti tutta l'organizzazione e le scelte progettuali che si stanno compiendo. Numerose le criticità ormai diventate croniche, penso sia urgente intervenire adeguatamente in ogni scuola di ordine e grado per ricostruire una visione pedagogica solida, affinché quel clima solidale e partecipativo torni ad essere una realtà. I legami si costruiscono su un terreno fertile, coerente, entusiasta e reale. Al contrario le condizioni relazionali all'interno dei contesti educativi sono perlopiù conflittuali, demotivate, assenti. La nostra professione chiama alla collaborazione, comprensione, flessibilità e giusto riconoscimento da parte delle istituzioni.

Tornare alla centralità per ogni essere senziente

In questi tempi caratterizzati da enormi difficoltà su vari fronti, sociali, economici, etici, hanno inevitabilmente segnato e amplificato malesseri e disagi, siamo in un frullatore indifferenziato e abbiamo perduto nel corso degli anni ogni riferimento di stabilità politica e di credibilità valoriale. Potrei sintetizzare questo stato di cose in :”si salvi chi può!”

Va da sé che il “si salvi chi può” mira a renderci individualisti, insensibili, alle difficoltà altrui, irresponsabili e poco empatici . Ogni giorno c’è qualche storia narrata ed agita che ci riporta a questo humus disumanizzante. 

Il “ Noi” fa sempre più fatica a farsi spazio in quel clima di solidarietà e accoglienza autentica, che e' l'unico antidoto valido all'indifferenza che autorizza a tutto pur di raggiungere i propri obiettivi perlopiù di potere economico e sociale.

Obiettivi solidali

Vorrei tanto che i nostri obiettivi fossero sintonizzati sulla Pace e sulla solidarietà, chi svolge professioni di cura, siano essi professionisti dell’educazione, medici, pedagogisti, psicologi, ecc chiunque metta al servizio i suoi saperi, auspico che possa farlo con questa intenzione e qualità umana alta. Siamo tutti/e dentro questo arco di vita e via via sperimenteremo i suoi passaggi delicati, le nostre fragilità, il bisogno irrinunciabile di esseri presi in carico, in mente.

Ognuno di noi ha la responsabilità personale di evolvere, affinché il suo stare al mondo possa essere di beneficio non solo per sé stesso/a, ma per tutta la comunità.

Solo nella reciprocità e nella responsabilità valoriale pensata ed agita possiamo sperare di salvarci da questo abisso nero, tornare alla luce dipende da noi, dal nostro coraggio di cambiare prospettiva e visione. Tornare a pensarci in cerchio, in quella linea continua, interdipendente , dove possa emergere il sostenerci piuttosto che il prevalere.

Siamo in tanti a crederci e a volerlo.


Anna Maria Mossi Giordano già educatrice nei nidi pubblici di Roma

 

 

Della stessa autrice:

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La maleducazione dei bambin*

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