La maleducazione dei bambin* (e la loro solitudine)




Partecipare per crescere Osservare per me è una sorta di deformazione professionale, ma anche di profonda curiosità relazionale.

Basta porre attenzione a ciò che accade intorno a noi, per scoprire realtà scomode, che non ci piacciono.

Mi interrogo del perché tanti bambin* non rispondono al saluto o non ringraziano mai un adulto per un dono ricevuto, spesso cercano di stare al centro della scena, invadendo ogni spazio possibile, prendendo letteralmente in ostaggio tutti i presenti.

Anche i genitori non intervengono, lasciando questi piccoli "despoti" campo libero per ogni loro capriccio.

In poche parole la maleducazione sembra essere più viva che mai.

Situazioni sempre più frequenti che mettono in imbarazzo chi si trova suo malgrado a doverle subire.

Bambin* senza limiti

Il primo elemento che mi viene in mente, è  che questa maleducazione e prepotenza manifesta possa nascere paradossalmente dal non "essere visti" adeguatamente: "non rispettano perché a loro volta non sono rispettati, non si contengono perché a loro volta non contenuti, non ascoltano perché a loro volta, non ascoltati."

Non ci sono regole condivise e riconoscibili nella relazione o routine rassicuranti, l'ozio rigenerante non è previsto, piuttosto prevalgono organizzazioni quotidiane all'insegna della iperattività, della bulimia del fare, come se stessero in una apnea continua che non lascia spazio alla noia, alla fantasia e soprattutto al silenzio.

Per non parlare dei cellulari e altri dispositivi elettronici forniti loro precocemente.

Senza voler demonizzare, non possiamo però ignorare alla luce degli studi recenti, i danni palesi che stanno provocando in termini di dipendenza e di chiusura sociale.


La solitudine dei bambin*


La solitudine, credo sia il motore avverso che sta inglobando nella sua morsa i nostri bambin* , sono soli, immersi nel nulla quantitativo di regali perlopiù vani, non hanno tempo per stare e vivere esperienze significative ed emozionanti, a contatto con la natura, con chi amano e con chi dovrebbe amarli.

Assorbono tutto l'humus sociale e familiare sempre più costellato di difficoltà , disarmonie, aggressività e buona dose di individualismo.

Tutti questi "ingredienti tossici" possono sfociare in una rabbia soffocata, che a loro volta diventa maleducazione.

In poche parole quello che manca è il nutrimento giusto e realmente rispettoso dei bisogni dei bambin* che al contrario vengono spesso "ingozzati" di superfluo valoriale e materiale, si anticipano sempre i loro desideri, non riusciamo come adulti ad attendere, abbiamo sempre una fretta spropositata di soddisfare velocemente ogni loro richiesta. Un'ansia da prestazione genitoriale, che inevitabilmente va ad amputare la curiosità, il desiderio, la ricerca, l'esplorazione, i tentativi per prove ed errori e l'autonomia fisica e del pensiero di ogni bambino/a che reclama un tempo lento, a volte sospeso, per lasciare via libera allo stupore. In poche parole, c'è sempre un adulto pronto ad agire e sostituirsi a loro.

Per evitare possibili frustrazioni ai figli, noi adulti li rendiamo di fatto incapaci, di sopportare il peso inevitabile di questi passaggi esperienziali, conditio sine qua non, per una crescita più sana ed equilibrata.


Diventare maleducati per essere visti!


Quando un bambin* non è vist*, nella sua essenza, tenuto in mente dagli adulti di riferimento, a lungo andare può sviluppare comportamenti ostili, oppositivi, maleducati.

Più è grande la distanza comunicativa ed emotiva tra le parti e più forte sarà l'urlo sgradevole che metterà in atto.

Non dovremmo sottovalutare la maleducazione infantile e aggiungo adolescenziale, forse sono i prodromi di qualcosa che si sta sviluppando ed implodendo.

Ignorare questi segnali a volte chiari ed inequivocabili, significa mettere a tacere quel senso di responsabilità nella sua accezione significante: "il termine responsabilità deriva dal latino responsus, participio passato del verbo respondere, (rispondere) in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi e delle conseguenze che ne derivano."

Bisogna fermarsi e provare ad ascoltare, mettendoci in autentica sintonia, andando a toccare quel dolore nascosto tra le pieghe del cuore, che non trova una via gentile per esprimersi, perché non la conosce , non l'ha sperimentata, non l'ha sentita su di sé.

Proviamo ad esserci, donando presenza, ascolto, ma anche autenticità ed autorevolezza.


Anna Maria Mossi Giordano 



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