Lettera aperta al Presidente Bonaccini: gli asili nido non bastano.

 
Bologna Nidi



Gentile Presidente Bonaccini,
alcuni giorni fa ha pubblicato un post sugli asili nido in cui giustamente e con un certo orgoglio, scriveva che i nidi e le scuole d'infanzia, qui in regione, hanno raggiunto ottime quote di copertura, ha scritto anche che in alcuni comuni montani sono gratis e infine che in molti servizi si parla l'inglese.
Tutto corretto per chi conosce a menadito i dati sui nidi in giro per l'Italia, e per chi conosce la storia politica e amministrativa di questa regione. E infatti il suo post è stato molto condiviso da dirigenti del settore e da altri politici. Ma per i cittadini e le cittadine, che nella vita si occupano di tutt'altro, invece il post ha fatto tutt'altro effetto. 
Difatti i commenti (oltre 340!) sono stati quasi tutti di lamentela. Lamentela che mi sono presa la briga di leggere e di raggruppare per tematiche, nella speranza di poter esser utile per un ragionamento politico sul sistema che ha necessità di cambiamenti. 
 
1 . I nidi costano molto 
La prima lamentela è questa, e si ripete da anni. I nidi, anche quelli pubblici, hanno rette molto alte. Raggiungono quote  anche di 500/600 euro mensili, e se fino ad alcuni anni fa, in tante città della nostra regione, i nidi erano ANCHE gratis,  oggi non è più così. 
Il centro sinistra si è lasciato soffiare questa bella soluzione, di nidi gratis per i più poveri, dalla Lombardia guidata dalla Lega che ha annunciato, senza specificare molto bene in cosa consisteva, NIDI GRATIS. Uno slogan ormai diffuso in molti contesti ma che non corrisponde quasi mai al vero. 
 
2 . I nidi non bastano 
La copertura del 40% della potenziale domanda in confronto ai dati nazionali è un successone. Per chi è genitore oggi in regione e fa parte del 60% che non accede ad un nido è una percentuale irrisoria che fa arrabbiare.
 
3. Gli orari vanno rivisti
Molti commenti lamentano che gli orari fino alle 16,30 (con aggiunta alle 17,30) non bastano, perché  non sono idonei alle esigenze delle famiglie. A questo argomento si affaccia anche qualche timida richiesta di ripensare orari diversi per il lavoro dei genitori stessi. 
Questa degli orari prolungati è stata la battaglia combattuta dalla già vicepresidente Elisabetta Gualmini, ma evidentemente non è bastata e del resto non sembra bastare mai. E su questo ci sarebbe da fare un profondo ragionamento sociale oltre che educativo.

La qualità del lavoro
I commenti sulle condizioni dei lavoratori all'interno dei servizi sono pochi, ma ci sono. Sono sopratutto i lavoratori del privato a lamentare poche tutele e salari inadeguati, ma anche i lavoratori del pubblico lamentano di lavorare sotto organico. Da rivedere ci sarebbe la legge regionale che di fatto consente (in certi orari) di avere un educatore con 15/18 bambini. Essendo che in questi servizi ci sono bambini molto piccoli, lavorare di fretta e con poco personale diventa “il problema dei problemi”. E dovremmo smettere di pensare solo al risparmio.
 
La storia dei nidi
Lo sottolinea con un certo orgoglio e io, timidamente ma da sempre, mi accodo a quell'orgoglio! I nidi e le scuole dell'infanzia (non materne!) nascono in Emilia Romagna.
 Ma vorrei sottolineare che la storia di questi servizi è una storia circolare, di partecipazione, di de-istituzionalizzazione dei bambini. 
 
Per aprire gli asili nido Adriana Lodi, la mamma dei nidi, ha dovuto fare grandi battaglie politiche, per chiudere i servizi che già c'erano e che erano servizi di contenimento, servizi chiusi ai non addetti, dove avvenivano anche tanti maltrattamenti.
 
Non è un caso che al nido ci fosse il “collettivo", che si discutesse seduti "in cerchio" e che i genitori fossero invitati a entrare al nido, a discutere e confrontarsi per educatori e pedagogisti. 
 
Quel modello "anni '70" basato sull'ascolto, il dialogo, la partecipazione è andato, e sta andando sempre più, a gambe all'aria. (Leggi anche La visione educativa: dal cerchio alla piramide)

E  questo non è un particolare, un piccolo cambiamento, no, questo era il cuore di un modello vincente che ha cambiato in meglio l’infanzia.
 
E se oggi sotto il suo post molti genitori si prendono la briga di lamentarsi, mentre i dirige affermano che tutto va benissimo, direi che è evidente che il dialogo si è rotto e che stiamo perdendo quel modello. Ma volendo, possiamo recuperare.
 
Come?
 
Tornando a dialogare a partecipare, ad ascoltare, con nuovi mezzi e nuove strategie, quelle del nostro tempo, ma pur sempre in ascolto.
Credo anzi che da questi servizi, che si sono sempre distinti dal resto della scuola proprio per questa grande capacità di accoglienza, possa rinascere un rivoluzione.
 
Laura Branca