La pedagogia va valorizzata. Parola ad Alessandro Prisciandaro


 

 

Parola a...

Oggi incontro Alessandro Prisciandaro presidente nazionale dell'Associazione Pedagogisti Educatori Italiani, APEI, in breve. Voglio farmi raccontare come educatori professionali e pedagogisti se la passano in questo momento in cui tante economie stanno arrivando per far vivere al meglio nidi, scuole e servizi sociali. Ci informerà anche sul recente incontro rispetto alle linee guida dedicate allo ZeroSei. Sul piatto ci sono tanti e diversi problemi molti dei quali sono di ordine politico ma non solo come vedremo.

Che clima si respira?

Diciamo che nell'ultimo anno abbiamo vissuto momenti di grande euforia seguiti da momenti di grandissima delusione.

Partiamo dal narrare l'euforia

Circa un anno fa con tante altre associazioni di categoria, siamo stati convocati a Roma per firmare un protocollo d'intesa con il Ministero dell’Istruzione. Eravamo molto contenti. Finalmente si garantivano adeguate risorse economiche destinate a tutti i cicli scolastici, personale aggiuntivo, per venire incontro alla situazione di emergenza, formazione, pedagogisti, educatori e psicologi... Insomma, tutto quello che occorre per avviare una scuola di qualità. Abbiamo firmato il protocollo con un certo slancio.

Ma... Cosa è andato storto?

Una volta inviati i protocolli firmati a tutti gli uffici periferici, abbiamo dovuti relazionarci con gli USR e ci siamo scontrati con un grande silenzio.

In che senso?

Nel senso che scritto, presentato progetti, fatto proposte... Ogni rappresentante regionale APEI si è mosso sulla propria regione ma non abbiamo avuto alcuna risposta. E questo non solo la nostra associazione, in generale la categoria.

Cosa avete fatto?

Abbiamo fatto quello che era possibile fare: abbiamo scritto sia agli USR, che a diversi politici ma anche al ministero! Abbiamo rilasciato dichiarazioni di protesta ai media, ma non abbiamo avuto alcuna risposta. Zero assoluto sul fronte pedagogico, ma nel contempo, venivano arruolati più di seimila psicologi a scuola. Noi nulla mentre loro organizzavano, attraverso l'università, convegni, seminari e definivano un protocollo per standardizzare i requisiti dello psicologo scolastico, i titolo di studio, le regole deontologiche, ecc ecc.

Ad un certo punto viene definito un secondo protocollo. Cosa cambia?

Nel secondo protocollo si accantonano definitivamente i progetti e di nuovo ci rivolgiamo agli uffici scolastici. Abbiamo avuto poche risposte. Ci siamo rivolti direttamente anche alle scuole ma anche su questo fronte abbiamo avuto poche risposte mentre gli psicologi continuano a lavorare.

Secondo voi perché?

Credo che in generale si tenda a dare poca importanza alla pedagogia e maggior valore alla "cura". Mi spiego meglio, educatori e pedagogisti accompagnano la crescita dell'individuo. Lo psicologo individua i disturbi e li cura. È un modo diverso di approcciarsi all'individuo. C'è in generale una fortissima resistenza al riconoscimento della nostra professione e non solo a scuola, ma anche in ambito sanitario. Solo nel sociale abbiamo un ruolo anche se in realtà poco retribuito, visto che gli educatori vengono inquadrati e assunti senza il titolo della laurea. Ciò si traduce con stipendi che non arrivano nemmeno a 1000 euro a fronte di un lavoro altamente impegnativo e che ha bisogno di molte competenze.

Quindi un'intera categoria professionale osteggiata? Non è un po' eccessiva come lettura?

Affatto! In Italia abbiamo 42 corsi di laurea, 60 mila iscritti e circa 150 mila laureati. Una marea di personale professionale senza alcun vero riconoscimento. Siamo stanchi, esausti a dire il vero di andare avanti a emendamenti che sistemano, "riparano" e tolgono, qua e là, gli sbarramenti continui. Vogliamo una legge che riconosca la nostra professione. Vogliamo si istituisca un ordine professionale al pari delle altre professioni come gli psicologi, gli infermieri, i sanitari ecc ecc

A questo punto passiamo alle linee guida 0/6. Siete stati convocati in commissione solo qualche giorno fa...

Le linee guida sono molto soddisfacenti. Hanno nell'animo la pedagogia ma vanno a "cadere" miseramente al punto 4 dove è previsto che l'educatore lo può fare praticamente chiunque! Non ci siamo, proprio non ci siamo. Hanno costruito un documento teorico che aspira a realizzare un grandioso progetto ma non hanno previsto le giusta figure professionali per realizzarlo, la professione va riconosciuta senza se e senza ma!

Laura Branca  

 

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