Prendersi cura degli ambienti esterni nei servizi 0 / 6 anni. Spazi, tempi, relazioni all’aperto

Giulio Reggio

 

 

 

Anche gli uomini… educano Le preziose opportunità offerte dall’ambiente esterno ai bambini e agli adulti che lo abitano richiedono una progettualità che comporta chiare scelte pedagogiche e un affinamento delle competenze degli adulti.

In questo contesto la cura si declina a mio parere anzitutto come attenzione alla pluralità delle forme di vita vegetali e animali in esso presenti.

Questo significa pre-occuparsi dei bisogni di queste forme di vita e quindi pensare alle esperienze negli spazi esterni come occasione affinché i bambini, accompagnati dagli adulti, si percepiscano, via via che crescono, come soggetti di cura delle forme viventi e non solo del mondo degli oggetti in cui vivono.

Nascono e si consolidano nel tempo sensibilità, modi di essere, consuetudini che concorrono alla formazione della competenza emotiva nella prima infanzia - di cui tanto si parla - grazie al riconoscimento dell’altro come simile, benché diverso.

Si tratta di una cura che assume la forma della reciprocità perché l’ambiente esterno regala ai bambini e agli adulti un ampliamento della dimensione sensoriale, la pienezza dell’espressività corporea, la percezione delle proprie possibilità e dei propri limiti, la scoperta della complessità e della bellezza del mondo.

Per fare un esempio pensiamo quale ricchezza di suoni offrono gli spazi all’aperto, dal vento tra le piante, i rami spezzati, le foglie accartocciate, i versi degli animali…

Anche per questo pensiamo ad un ambiente all’aperto che non riproduca la strutturazione, per quanto accurata, degli spazi interni.

Ci curiamo quindi che i luoghi all’aperto non vengano intesi semplicemente o prevalentemente come sfogo, come talvolta si sente dire da educatori e genitori.

Gli ambienti esterni con la ricchezza dei materiali naturali permettono a tutti di trovare la possibilità di esprimersi e di provare piacere dalle proprie inclinazioni e passioni. Una tale postura educativa comporta il rispetto delle differenze e l’accoglienza delle difficoltà, promuovendo con ciò processi inclusivi.

Ci facciamo certamente carico della sicurezza dei bambini, ma consentendo loro di misurarsi, ad esempio, con le asperità del terreno, i sassi, la terra bagnata, le pozzanghere.

La vasta gamma esperienze che i bambini vivono nell’ambiente esterno richiede a mio parere continuità e tempi distesi, che ci sia per tutti la possibilità di sperimentare il piacere di essere capaci di fare e di percepirsi come agenti di trasformazione e cambiamento, osservando, costruendo, combinando i diversi materiali a disposizione, imparando ad imparare.

Lo sguardo di apprezzamento e riconoscimento di educatrici/tori e insegnanti sostiene il loro percorso di crescita.

La nostra cura si articola così in pensieri progettuali, sguardi, rilanci, aggiustamenti e condivisione di vissuti.

Il racconto e la documentazione di queste esperienze, con il coinvolgimento dei bambini specialmente alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, contribuiranno a costituire e consolidare una pratica e un pensiero che può diventare una voce importante nei piani dell’offerta formativa e nelle programmazioni dei servizi.

 

Giulio Reggio  

Consulente pedagogico, formatore, psicomotricista e responsabile editoriale del Blog Lo specchio di Alice

 

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