La Regione Puglia, i servizi educativi e il sistema che non va. #Seconda: le testimonianze

 
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In viaggio per Nidi e servizi educativi: Regione Puglia

Continua il nostro tour (virtuale) tra nidi e servizi educativi in giro per la Puglia, diamo la parola ai testimoni (cioè a chi gestisce, conosce e vive i servizi). 

In caso vi siate persi l'inizio di questo complesso "viaggio" potete leggere qui La Regione Puglia, i servizi educativi e il sistema che non va. #Prima. 



Parte seconda: Le testimonianze

 

Emanuela Francone: imprenditrice

E' la prima voce che incontro e mentre mi racconta la sua storia, non posso fare a meno di ripensare a storie piuttosto estreme delle quali scrissi qualche tempo fa.  Ad esempio quando una mamma minacciò "di sgozzare" l'educatrice, se avesse chiuso il nido (era il 2016) , o il nido che apriva alle 4 di notte (nel brindisino) per consentire alle donne di andare nei campi (era il 2015).

Storie che sembrano appartenere a tempi molto remoti e che testimoniano la necessità di  servizi educativi anche al sud, dove spesso si sente raccontare che le famiglie, per tradizione, in fondo in fondo non vogliono mandare i figli fuori casa.... 

Emanuela è un'imprenditrice e da  anni, con il marito, gestisce a Racale (Le) Giocogiocando, un nido che accoglie bambini tra i tre e i trentasei mesi ed è anche un centro ludico per i bambini fino a 10 anni. E che ha rischiato la chiusura.

“Nel tempo - mi spiega Francone - siamo diventati un punto di riferimento culturale per il territorio. Abbiamo avviato molti progetti di lettura, in relazione con la rete "nati per leggere" e la libreria Antica Roma di Taviano. Offriamo attività di teatro e il nido, in collaborazione con la scuola Kids and Us, ha portato l’inglese ai bambini sin dai primi mesi di vita". 

"Abbiamo divulgato un modo nuovo di educare e curare il bambino, insistendo sul valore dei suoi primi 1000 giorni di vita. Abbiamo avviato progetti di sostegno alla genitorialità, incontri con psicologi, corsi di primo soccorso pediatrico e tutto quello che poteva essere di supporto alle famiglie. Il nostro è un servizio, ci tengo a ribadirlo, aperto a tutti perché attraverso i voucher che la Regione Puglia mette a disposizione delle famiglie, il nido è anche gratuito a chi ha un Isee molto basso”.

I ritardi in regione sono cronici da tanto tempo ma mai come quest’anno la situazione è stata così difficile.

“Dopo mesi di mancati pagamenti - spiega Francone - non sono riuscita più a pagare il personale, a pagare i fornitori. Ho subìto minacce da parte da alcuni genitori quando ho ventilato la possibilità di chiusura, ma per fortuna ho anche avuto il sostegno di tante altre famiglie. Ho scritto, chiesto e portato avanti una dura battaglia con l'amministrazione, ho denunciato ai media. La risposta dell’amministrazione è stata che sbagliavamo noi ad accogliere troppi bambini, che avremmo dovuto limitare i posti al pubblico a 4 o 5. Dopo tante lotte sono riuscita, anche grazie all'interessamento del consigliere regionale Paolo Pagliara, a "sistemare" la faccenda. Che sia chiaro, non ad avere pagamenti (l'intervista è stata raccolta ai primi di maggio), ma almeno ad avere la garanzia di potervi  accedere una volta che arriveranno le risorse che ci spettano. Lavorare così è davvero molto molto dura. E questa non è una situazione che riguarda solo noi, sono tante le strutture in grandissima difficoltà e che chiudono o chiuderanno"

Patrizia del Giudice e le donne pugliesi

A questa vicenda si è interessata anche Patrizia Del Giudice che è presidente della commissione pari opportunità in regione. Dettagliando con numeri mi restituisce una fotografia della situazione che non ha bisogno di molti commenti.

"Nel 2015 si contavano 665 unità ed erano oltre 12 mila le domande presentate dalle famiglie. Oggi contiamo 507 strutture, con una perdita di 158 unità e 5206 minori iscritti con una contrazione di 7254 unità."

In questi numeri dobbiamo comprendere anche servizi destinati ai disabili. Eppure non è ancora chiaro: perché questa contrazione? Le risorse, leggendo i documenti, sembrano esserci. La volontà di migliorare il sistema c'è, sia da parte dei politica in carica, sia da parte degli imprenditori che si sono "lanciati" in questi progetti, che da parte delle famiglie che chiedono i servizi. 

Allora cosa c'è che non funziona?

"C'è una inadeguata gestione dei fondi che sono erogati soltanto una o due volte all'anno. Ciò si traduce in un impedimento da parte delle strutture a ricevere tutti i minori che fanno domanda. Mi spiego meglio: se una struttura ha una ricettività di 25 minori, non può mettere a catalogo più di 10 posti, perché non ricevendo regolarmente i pagamenti rischia di rimanere senza risorse per mesi" (ed ecco spiegata la risposta che la PA ha dato a Francone)

Il sottodimensionamento delle strutture ha, com'è ovvio, conseguenze per gli utenti che rimangono esclusi. Mentre i ritardi nei pagamenti generano un grave differimento nell’adempimento degli stipendi".

Ma non c'è un modo di chiedere finanziamenti alle banche?

"No, perché il fatto di stipulare i contratti così in ritardo rispetto al momento dell'erogazione del servizio (a settembre) non consente neppure di poter trovare accordi con le banche".

Da quanto va avanti questa storia?  

"Direi dall’avvio del sistema. Circa dal 2007. Negli anni i problemi riscontrati sono stati tantissimi e di diversa natura: un continuo malfunzionamento della piattaforma, ed una mancata ragionevolezza circa l’imposizione d’orario degli operatori, che comporta spese di gran lunga superiori a quelle utili ad una idonea copertura del servizio".

Come si potrebbe risolvere la situazione?

“Servirebbero tavoli tecnici a cui possano partecipare non solo i sindacati, ma anche i gestori delle strutture, magari a campione. Credo che solo attraverso un confronto reale potremmo risolvere quelle problematiche che, evidentemente, non sono ancora del tutto chiare anche dopo tanti anni di interventi. Ci auguriamo che questi problemi possano avere un'adeguata risonanza anche a livello mediatico e che si possa comprendere fino in fondo l’importanza di rendere fruibili i servizi all’infanzia al maggior numero di utenti possibile. ”.

 

Angelo Ricucci Segretario Cgil Puglia Terzo settore

A questo punto incontro (sempre telefonicamente) Angelo Ricucci di Cgil. Sono passate settimane da quando ho iniziato questo tour e siamo arrivati alla data del 27 maggio. Dopo mesi di lotte e proteste c’è finalmente una novità positiva.

"Abbiamo la parola dell'assessora al welfare Rosa Barone. La regione Puglia si impegna a pagare quanto dovuto ai servizi privati per il 50%, entro breve, e il restante 50% a settembre. "

Ma come mai la regione paga in tempi tanto lunghi?

"Le questioni sono certamente complesse. Sono stati tanti i ritardi ma abbiamo percepito la possibilità di un nuovo percorso di collaborazione istituzionale. Difficoltà ci sono praticamente da sempre, almeno da quanto è stato costruito questo sistema di servizi a gestione "mista". La Regione e il Piano di Zona - i due enti che gestiscono le economie destinate ai servizi - si imputano a vicenda le responsabilità dei ritardi. Ed è difficile districarsi nelle questioni burocratiche". 

"Oggi in Puglia circa il 60% dei servizi è a gestione privata e non sempre i privati lavorano con grande capacità e qualità. Se in Emilia Romagna c’è una tradizione di organizzazione del lavoro cooperativo e le cooperative che gestiscono i servizi alla persona offrono grande professionalità, in Puglia non è sempre così. Dopo anni di lavoro come sindacalista sul territorio credo che i servizi dovrebbero essere pubblici. Solo così potremmo evitare di abbassare la qualità offerta e garantire una buona  contrattazione per i lavoratori."

Questi continui ritardi hanno favorito le mafie? Mi spiego meglio: visti i grandissimi ritardi e viste le somme di cui le mafie dispongono, ci sono state infiltrazioni?

"Non ho avuto notizia di infiltrazioni e prestiti da parte delle criminalità organizzata. La questione è comunque da considerare. Questo è un settore particolarmente sensibile per tanti aspetti: sia per quello che offre (cura alla persona), sia perché è composto al 90% da donne"

Gabriele Antonino consigliere di Brindisi

Dopo questi incontri mi calo nuovamente  in una situazione specifica. Sono a Brindisi dove "incontro", sempre telefonicamente, il consigliere Gabriele Antonino

E' difficile fare un sunto della situazione in città. Abbiamo ancora una volta uno scenario molto complesso: due sindaci arrestati, un buco in bilancio e un piano di rientro per evitare il dissesto… Stilare il piano di rientro non è stato esattamente facile, nel mezzo ci sono state le dimissioni dell’assessore al bilancio e una denuncia a carico dell'attuale sindaco, Riccardo Rossi accusato di aver minacciato un pubblico ufficiale. Una questione ancora aperta e molto spinosa.

Ad ogni modo in città si contano 4 asili nidi pubblici: due a gestione diretta e due a gestione indiretta, mentre i servizi per i minori sono praticamente tutti gestiti da privati. Il 5 maggio con una delibera di giunta è stato deciso di esternalizzare tutti i nidi, tutti in un solo anno. Il consigliere d'opposizione Antonino spiega:

"La delibera esternalizza tutti i nidi per un risparmio di 20 mila euro. Così si  smantella il poco pubblico che era rimasto. Questa esternalizzazione consentirà, così affermano, di  costruire due nuovi asili nidi e offrire orari più flessibili. Ma si tralascia di dire quale prezioso lavoro sia stato svolto dai servizi pubblici in contesti molto difficili. I nidi sono stati centri di diffusione culturale, di assistenza, un riferimento sicuro per tante famiglie e tanti bambini che li hanno vissuti. Questo patrimonio si svende per 4 soldi e per far spazio a qualcosa di cui forse non abbiamo davvero bisogno. Infine: è bello che si aprano nuovi nidi, ma le strutture già in essere avrebbero bisogno di ristrutturazioni anche importanti. Ma di questo non si fa cenno".

Ho letto la delibera attentamente per farmi un'idea più precisa. 

In più passaggi si dimostra un certo sprezzo per gli aspetti qualitativi del servizio offerto fino ad ora e si punta invece "all'offerta economicamente più vantaggiosa" e ad "allinearsi alle esigenze lavorative dei genitori con massima flessibilità ed adattabilità"

Non si accenna alle clausole di salvaguardia per i dipendenti, ma si ribadisce per tutto il documento come il comune possa risparmiare e possa anche scaricare tutte le responsabilità sull'azienda che prenderà in concessione questo patrimonio. A questo punto lascio Brindisi e mi accingo a fare qualche somma.

 

Conclusioni

Arrivata a questo punto della nostra narrazione, più che reali certezze ho maturato tante domande . Le lascio qui aperte e in cerca di risposte.

Prima domanda: come mai ritardi tanto gravi? Perché mettere in piedi un sistema misto quando si chiede poi al privato di accogliere meno utenza di quella possibile?

Seconda domanda: perché continuare a procedere con un sistema che dal 2007 ad oggi ha funzionato solo parzialmente?

Terza domanda: Come si potrebbe migliorare, controllare e monitorare un sistema misto che sembra sempre, e non solo in Puglia, sfuggire al controllo qualitativo?

Quarta domanda: Le strutture che hanno chiuso, chiudono e chiuderanno dovranno poi essere riaperte con nuove economie ordinarie e straordinarie? O più precisamente: le risorse pubbliche in arrivo andranno ad ampliare l'offerta? Oppure andranno a tamponare gli errori commessi fino a qui? Fino ad oggi quante risorse pubbliche hanno davvero realizzato qualcosa? Si può capire quanto avrebbero dovuto realizzare e quanto invece hanno realizzato? E ancora: si potranno determinare responsabilità?

Infine quinta e ultima domanda: Sarà possibile verificare quanto questi ritardi hanno dato spazio alle mafie per supplire i ritardi dell'ente pubblico?

Certa che la perfezione non appartenga a questo mondo, ci sarebbe da verificare cosa non funziona e perché non funziona. Ma dopo questa analisi del problema ci sarebbe da valutare, e molto attentamente, se questo sistema pubblico/privato effettivamente sia percorribile. 

E’ dal 2007 che i servizi educativi lavorano con questo sistema ed è tempo di un bilancio accurato. 

Un bilancio che possa prevedere come e avanti in modo correttivo e non un ritorno tutto al pubblico o un avanzamento indiscriminato verso il privato. Una tentazione sempre presente perché annunciare e collaudare il nuovo è la passione della maggior parte dei politici, ma non è quasi mai la migliore soluzione per i cittadini a lungo andare. C’è da pensare bene e in fretta perché i bambini ed i cittadini hanno bisogno oggi (oltre che il diritto) a buoni servizi, in Puglia come ovunque.


Laura Branca

 

 

 

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