Educatrici competenti… in complessità

 
Giulio Reggio, formatore


Anche gli uomini... educano 

Lavorando nei servizi per la prima l’infanzia mi capita spesso di ascoltare da parte del personale educativo espressioni quali "Oggi ci è richiesto di essere non solo educatrici, ma anche psicologhe, consulenti familiari, sociologhe e antropologhe!".

Qualche volta il tono è scherzoso e ironico, altre volte un po’ meno.

La complessità dell’attuale contesto sociale riguarda la molteplicità degli universi familiari, delle condizioni lavorative e abitative, dei tempi di vita - in particolare nelle città -, la pervasività delle nuove tecnologie, le preoccupazioni per un futuro percepito come incerto.

La complessità delle differenze

Su questo sfondo emergono modi differenti di percepire la realtà, valutare gli eventi, agire, comportarsi e diverse idee d’infanzia in merito alle modalità di cura, le differenze di genere, le aspettative nei confronti dei servizi educativi.

Dalle parole delle educatrici traspare inoltre un bisogno di alcuni genitori di un ascolto personalizzato, che non trova risposta nel mondo variegato dei social, caratterizzato da tempi veloci in cui è spesso difficile dar vita a relazioni significative.

Quali nuove competenze sono necessarie oggi?

C’è sicuramente la necessità di una formazione di alto profilo sui temi cui ho accennato prima, che permetta agli operatori di acquisire nuove conoscenze e di fare una riflessione profonda sugli aspetti impliciti del proprio agire educativo, soffermandosi sulle esperienze personali e su alcuni temi, come i tempi dell’ambientamento, il rispetto delle regole del nido, le modalità di comunicazione con le famiglie.

Penso a momenti formativi in cui ci sia la possibilità di scambiarsi pensieri, emozioni, saperi e pratiche, per poter esercitare con maggiore efficacia in un contesto sociale in costante divenire le competenze che il personale educativo mette in campo ogni giorno: la capacità di ascolto, l’assunzione di modalità comunicative non giudicanti, l’attenzione alle differenze.

La formazione deve favorire nuovi processi di lettura della realtà in cui viviamo e allargare il nostro orizzonte di pensiero.

Le competenze nella vita quotidiana

Parallelamente mi pare importante sottolineare che le educatrici sono competenti anzitutto per quanto riguarda la vita quotidiana dei bambini in termini di accoglienza e risposta ai loro bisogni e diritti.

Diventa perciò importante raccontare ai genitori la vita dei figli al nido e alla scuola dell’infanzia; per farlo occorre una progettualità in cui siano centrali l’osservazione e la documentazione del lavoro educativo.

Alcune esperienze ci dicono che creare momenti di convivialità nei servizi - in un tempo più disteso - permette di ampliare la conoscenza tra coloro che accompagnano i bambini e le bambine nel loro percorso di crescita.

Emerge qui l’importanza del gruppo di lavoro, un ambito di in cui le diverse sensibilità, culture, passioni, doti possono costituire risorse importanti per tutto il servizio, come confermano alcune esperienze di autoformazione che coinvolgono più nidi di uno stesso territorio e che permettono di dar vita ad un patrimonio di nuove conoscenze che rimane nel tempo.

Sottolineo infine l’importanza dell’esistenza di una rete di servizi territoriali a cui il nido e le scuole dell’infanzia abbiano la possibilità di fare riferimento per provare a dare risposta alle famiglie che richiedono un aiuto e un sostegno nell’esercizio della loro genitorialità.


Giulio Reggio*

*Consulente pedagogico, formatore, psicomotricista e responsabile editoriale del Blog Lo specchio di Alice 

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