Dada Daniela racconta Sto vivendo spesso in Germania per lunghi periodi, mia figlia vive lì da anni ed è diventata mamma. Naturalmente avendo nipotini piccoli mi capita di notare le peculiarità di una cultura, non lontana, ma diversa.
Fra le differenze più evidenti ho notato un approccio
inverso rispetto all'educazione dei bambini, approccio che sottrae
protezione e potenzia la responsabilità personale.
I bambini
nei parchi giocano, corrono, cadono, usano bastoni di legno, i sassi, si
arrampicano su strutture molto alte.
Solitamente ci sono
buone pavimentazioni antitrauma, ma nulla di più.
I genitori e le maestre non si preoccupano troppo, volano oggetti vari che colpiscono qualcuno? Beh al massimo verrà consolato ma nulla di più.
Ci sono bimbi molto piccoli che salgono su scivoli molto alti e complessi. Cadono? Pazienza!
Ci sono bambini di 3
anni che maneggiano arnesi, coltelli, strumenti a punta, si
feriscono? Impareranno!
I gruppi di bambini di 6 anni sono
fermi alla fermata del bus, sulla strada, vanno in gruppo senza
adulti.
Altri viaggiano sui marciapiedi in bicicletta, da
soli, accanto a strade trafficate...
Potrei proseguire a lungo fino a notare che, perfino nei lavori di recupero di strade e cortili, le ruspe ed i buchi a terra vengono sommariamente segnalate, la gente ci passa mentre lavorano, cercando di fare attenzione.
Questo
lungo sproloquio per stimolare una riflessione sui nostri metodi
educativi proiettati alla protezione massima.
Siamo onnipresenti, attenti a tutti gli ostacoli, siamo quindi intorno/di fianco/dietro/sopra e sotto i loro corpi, sempre pronti a prevenire ogni incidente.
Mi chiedo se questo
abbia giovato, l' equilibrio, l 'armonia, la capacità di muoverci
dipende dall'esperienza e molto dalle cadute, dai fallimenti e questo insegna a governare anche molti altri tipi di fallimenti,
ad accettarli, a rialzarsi, a "perdere".
Non vorrei
sembrare banale, ma ho visto davvero un'atteggiamento
meno apprensivo e soprattutto l'idea che le cose accadono, e non si
pretende che non ci sia il buco per terra, non si incolpa subito l'amministrazione pubblica ma si deve imparare ad evitarlo, ad essere
responsabili di se stessi.
La responsabilità personale è un valore umano molto importante, avere percezione e controllo di
sé, dei propri movimenti degli obiettivi che ci poniamo,
a volte realistici a volte no.
Forse possiamo imparare qualcosa
dal passato, quando noi boomer eravamo piccoli e nessun adulto
ci accompagnava al parco.
Daniela Mazzanti, Già educatrice nei nidi pubblici di Bologna dagli anni ‘70.
Educazione e arte, ovvero l'arte di educare
Quali sono le competenze di un'educatrice?