Prima esperienza al nido, come accogliere le preoccupazioni dei genitori?



 


Partecipare per crescere La prima esperienza di " distacco" dai propri figli che i genitori devono affrontare, riguarda il nido. Portare il proprio bambino/a di pochi mesi o un anno/ due al nido è un'esperienza piena di emozioni contrastanti.

Non è facile e neanche scontato doversi fidare di persone sconosciute seppur professioniste dell'educazione, affidare il proprio bambino/a, è un'esperienza che inevitabilmente provoca ansia, preoccupazioni, interrogativi per la delicatezza e specificità che questo " passaggio" comporta.

Dalla certezza dell'ambito familiare, si passa ad un ambiente completamente diverso, che può disorientare non solo i bambini ma anche chi si occupa di loro. Prendere confidenza, relazionarsi con uno spazio nuovo, non familiare significa misurarsi con infinite variabili, la buona riuscita di questa entusiasmante avventura necessità di disponibilità, empatia, competenze, professionalità e di strategie adeguate, sperimentate e programmate con chiarezza, coerenza e flessibilità da parte del gruppo educativo.


Affidarsi


In questa relazione/ triade, tra genitore/ educatrice/bambino/a il primo importante mattoncino da costruire è la fiducia. Affidarsi significa conoscersi, empatizzare e soprattutto non sentirsi giudicati.

Le tante famiglie incontrate in questi percorsi di accoglienza e inclusione mi hanno fatto capire quanto è importante darsi tempo, il tempo necessario della conoscenza, perché ogni persona è diversa ha la sua specificità e il suo bagaglio esperienziale che va accolto senza pregiudizio.

Noi educatrici/ri dovremmo affinare le nostre capacità relazionali, lo stile comunicativo in questa prima fase sarà importantissimo, se non risulterà adeguato e competente potrà inficiare questa prima fase estremamente delicata. La fiducia rappresenta l'asse portante, senza la quale non sarà possibile declinare l'esperienza positivamente per il bambino/a, per tutto il nucleo familiare e per noi educatrici/ri. 

 

Darsi tempo

 

Purtroppo con il passare degli anni il tempo dedicato all'ambientamento è stato ridotto e accelerato sempre di più, le problematiche lavorative dei genitori, spesso caratterizzate da veri e propri " ricatti" hanno influenzato pesantemente le famiglie che devono fare inevitabilmente i conti con un sistema sempre più rigido e non disponibile a delle mediazioni accettabili. Questo significa che le mamme o i papà non riescono ad ottenere un tempo giusto da dedicare ai loro figli, perché i datori di lavoro il più delle volte non concedono facilmente permessi straordinari. La società è sempre di più disumanizzata e performante quindi non ha interesse ad andare incontro alle famiglie concedendo loro i permessi adeguati per poter serenamente affrontare la nuova esperienza senza l'ansia del lavoro. I tempi ristretti non combaciano con le esigenze di un bambino/a così piccolo che necessita di un tempo lento per entrare in relazione affettiva con l'educatrice/re di riferimento in prima istanza e successivamente con tutte le altre figure professionali.

 

Avere cura dello spazio e le relazioni

 

Prestare attenzione, organizzare i colloqui con i genitori, accoglierli in luoghi idonei, dove possano sostare e confrontarsi con altri genitori, sono strategie utilissime per far vivere questa esperienza unica ed irripetibile in un'atmosfera gentile, piacevole, aperta al dialogo e alla condivisione. È un investimento relazionale che darà i suoi frutti in termini di fiducia, ben-essere, legami che si consolidano e di conseguenza anche i bambini/e riceveranno un feedback rassicurante dai loro genitori e il distacco sarà più soft e graduale.

Dalle mie molteplici esperienze posso senz'altro affermare quanto sia importante gestire al meglio la prima fase dell'accoglienza, tutti gli "ingredienti " che ho enunciato sono indispensabili e irrinunciabili. Mi auguro e auspico che le istituzioni e la politica possano investire nell'educazione a trecentosessanta gradi. Per ogni taglio inferto nella scuola, muore ed appassisce un pensiero pedagogico, una creazione, un fiorire dell'individuo, una visione solidale, partecipata e pacifica. Per stare bene insieme al Nido è vitale avere amore per le relazioni, i mezzi, il tempo, la conoscenza e la possibilità di realizzare il progetto educativo che ha a che fare con dei piccoli e grandi esseri umani pensanti che meritano di essere visti e tenuti in mente.


Anna Maria Mossi Giordano già educatrice nei nidi pubblici di Roma

 

 

Della stessa autrice:

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