Le istituzioni e l'educazione all'abbandono




Partecipare per crescere Tante le storie di degrado sociale, di abbandono, di incuria.

Basta pensare a Scampia, agli ultimi accadimenti, cronaca di morti annunciate, la famigerata vela era stata dichiarata inagibile tanto da decretarne lo sgombero già dal 2015 mai eseguito, nel luglio 2024 crolla un intero ballatoio dove stavano prendendo un po' di fresco diverse famiglie: tre morti e quindici feriti seri, il bollettino parziale di questa prevedibile tragedia.

Storie che si ripetono a testimoniare ingiustizia sociale, economica, culturale.

Ci sono delle vere e proprie "isole" ignorate dalle istituzioni, quartieri segnati dalle inefficienze, dalla sofferenza, dalla sporcizia, dalle orrende costruzioni di cemento, luoghi desolati che diventano facile viatico alla delinquenza e criminalità organizzata.

La solitudine imposta

In tutto il nostro paese da nord a sud esistono realtà deprivate, isolate, mondi a parte, invisibili, che spesso vivono, anzi sopravvivono, con regole proprie, abbandonate al loro destino, in questo humus esistenziale è facile che la vita possa dipanarsi tragicamente.

Come educatrice mi sento particolarmente sensibile a queste tematiche, la rabbia mi assale e l'indignazione verso le istituzioni e la politica, che non si adoperano concretamente per sanare e restituire piena dignità a tutte le persone, uomini, donne bambini e bambine che hanno l'unica sfortuna di essere nati da quella parte della barricata.

Non è più accettabile, umano, stare a guardare, comodi nelle nostre case più sicure mentre una parte di umanità innocente viene lasciata "vivere" in condizioni disumane.

Ci stiamo abituando al degrado, all’abbandono, alle morti, come fosse normale concepire abitazioni che non hanno nulla di accogliente, tonnellate di cemento grigio, alveari che ammassano esseri umani come fossero polli di allevamento intensivo.

In fondo il concetto è lo stesso! 

Nessun rispetto, nessuna considerazione. Spazzatura da accantonare, isolare, abbandonare, anestetizzare, ignorare.

Alzare la testa

Nessuno dovrebbe mai vivere in condizioni simili, nessuno dovrebbe essere trattato come un oggetto inutile, nessun bambino e bambina dovrebbe vivere privata della fanciullezza, di poter giocare in sicurezza e allegria, di poter stare nella natura, e in una casa accogliente e dignitosa, non tra detriti e pericoli ovunque!

È il momento di alzare la testa, di dare voce a chi voce non ha! Con tutti i mezzi a nostra disposizione, dobbiamo invertire la rotta di questa società sempre più disumana, intollerante, prepotente, profondamente ingiusta dove chi è ricco lo è sempre di più "cibandosi" di superfluo a danno di tanti altri sempre più poveri e abbandonati e annichiliti, che non hanno neanche il necessario per andare avanti.

È tempo di responsabilità, di educazione, di partecipazione e di solidarietà agita!

Tutti abbiamo il diritto sacrosanto di vivere dignitosamente. L'ingiustizia è diventata norma per questo l'unica risposta possibile è la ribellione!


Anna Maria Mossi Giordano già educatrice nei nidi pubblici di Roma

 

 

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