Aver cura della motivazione

 




Partecipare per crescere 

Poco tempo fa ho partecipato ad un incontro con GesheLa Wangchuck (GesheLa significa maestro) tibetano, mi piace confrontarmi con altre culture, punti di vista, filosofie.

Penso sia importante per la nostra professione esplorare, mantenere una mente aperta, flessibile, curiosa, amorevole.

La filosofia buddista offre tanti spunti di riflessione, ci fa comprendere come spesso le nostre relazioni siano tormentate, tossiche, per pacificare è necessario intraprendere percorsi di consapevolezza e crescita personale, ritengo che questa filosofia offra numerose chiavi di accesso per migliorare i nostri rapporti interpersonali.

Soprattutto in un ambito educativo è necessario per ridurre il malessere e i conflitti, alimentare e praticare l'amore e la comprensione.

Troppo pragmatismo poca spiritualità

Nella nostra cultura occidentale tendiamo ad essere troppo pragmatici, razionali, ci si muove perlopiù per soddisfare i propri interessi personali. La parte spirituale ( che non significa religiosa) non è tenuta in considerazione.

Difficilmente nella formazione di un educatore/ce vengono toccati i grandi temi come la morte, l'ingiustizia, la sofferenza.

Si ha paura di inoltrarsi dentro le grandi domande di ogni essere umano. Invece ritengo che proprio in ambito educativo non dovremmo avere nessun tipo di tabù. La sensazione che determinati temi siano omessi per incapacità o per il timore di affrontarli.

Il nido e la scuola dell'infanzia sono delle comunità educanti all'interno delle quali può accadere di tutto, ci potremmo trovare di fronte ad un lutto da accogliere, una malattia, problematiche familiari, dentro questa microsocietà noi sperimentiamo tutta la gamma delle emozioni, non c'è solo la gioia, ma anche la sofferenza, il dolore, lo sconforto, la paura.

Potrei raccontare tante storie che abbiamo vissuto che narrano tutte queste emozioni e sentimenti.

Esiste un “ non detto” di questi tsunami emotivi che ogni educatore o insegnante potrebbe testimoniare, spesso c’è una solitudine nell'affrontare. Per questo si rende indispensabile essere preparati, formati, sostenuti sia da una formazione permanente che da percorsi individuali.


Nutrire e far germogliare

La bontà della mente può essere nutrita/fertilizzata e questo amplia il sentimento di benevolenza.

Purtroppo a volte ci lasciamo trascinare dagli impulsi distruttivi e da lì nascono e germogliano ad esempio nei gruppi di lavoro, quei disaccordi cronici, che non portano a niente, sono solo divisivi, inutili, disarmonici. 

Un luogo educativo non ha certo bisogno di vivere costantemente nel conflitto.

Il conflitto può essere un'importante opportunità di crescita se le parti in causa sono disposte a confrontarsi con ascolto reciproco e comprensione delle ragioni dell’altro, la diversità di opinione non può diventare una roccaforte sulla quale sedersi e dettare legge, al contrario se avessimo tutti a cuore il benessere della comunità nella quale operiamo, questa differenza ci condurrebbe ad una mediazione condivisa . Al contrario il conflitto viene perlopiù vissuto come un esercizio di potere, dove si vuole imporre il proprio modus operandi, in ambito educativo non essere in grado di comunicare adeguatamente può portare a dei disagi insanabili e assolutamente controproducenti da un punto di vista pedagogico e relazionale.

Ovviamente non sto dicendo che dobbiamo diventare tutti buddisti, sto cercando di mettere in luce l'importanza di determinati percorsi filosofici e spirituali, la crescita personale deve essere parte integrante del percorso di un educatore e di chiunque intenda a vario titolo prendersi cura dei bambini e delle bambine.


La motivazione

Un luogo educativo può essere bellissimo, ma se non c'è la motivazione a sostenere il tutto, non c'è bellezza che tenga! La motivazione è il motore, la linfa, il guizzo creativo. La motivazione ti porta avanti, innalza, orienta, dirige. Per questo bisogna aver cura della motivazione, lasciare che la fiammella sia sempre accesa, rinnovata. Quando si entra in un luogo qualsiasi esso sia, si percepisce se c'è motivazione, interesse, presenza. In un Nido ancora di più, senza la motivazione di ogni singola persona, disposta a collaborare e condividere con gentilezza, non può fiorire autenticamente nulla.

Questa dovrebbe essere la prima domanda da porci: sono motivata/o? Quanto voglio mettermi in gioco?

La nostra professione chiama all'indagine, all'esplorazione, alle domande, al confronto, rimanere su credenze stantie, con rigidità, porta inevitabilmente su sentieri di non ben-essere e di conflitti persistenti.

Per educare dobbiamo educarci!


Anna Maria Mossi Giordano