Osservo il mondo, metto una “distanza” tra me e gli accadimenti per non esserne ingoiata, fagocitata, annichilita.
Cerco spazio vitale tra le macerie di una società che avanza con passo pesante, schiacciando tutto ciò che incontra se percepito come un ostacolo alla sua espansione individualista, capitalista e competitiva.
Sento il malessere che serpeggia, nel suo affanno quotidiano ogni essere umano cerca un perché del suo stare al mondo.
Ricerchiamo appigli, significati, motivazioni, per rimanere a galla in questo magma indifferenziato che ha generato cellule impazzite che non trovano più “ casa”, rifugio, accoglienza, ascolto, umanità.
Siamo orfani di abbracci, di parole scelte donate e ricevute.
Non abbiamo più tempo per il NOI!
Non riusciamo più a creare quel cerchio solidale, che si apre, include e contiene affinché non ci si senta troppo soli nell'affrontare le sfide, i percorsi impervi, il dolore, la malattia.
Sogno una ribellione gentile, un urlo acuto che non ferisca ma che possa risvegliarci da questo torpore insopportabile, divisivo.
Siamo immersi in un'atmosfera perlopiù virtuale, lo schermo è diventato la nostra difesa dal mondo, ma anche la nostra maledizione, i contatti reali sempre più rari e discontinui soprattutto per le nuove generazioni.
Siamo consapevoli che bisogna invertire la rotta, questa tendenza tossica che isola e distrugge, siamo drogati di incomunicabilità, di solitudine eppure pur conoscendo l'antidoto facciamo fatica ad uscire da questa paralisi di sentimenti, emozioni, empatia.
La fuga delle responsabilità dell'esserci
Esserci può essere faticoso, impegnativo, ma ogni relazione sana e consapevole prevede una presenza, un prendersi cura di quel viaggio entusiasmante dalle innumerevoli sfaccettature che può essere l'incontro con l'alterità.
Al contrario quello che sembra prevalere e' il narcisismo, il culto dell’ego, basta dare uno sguardo sui social per renderci conto delle centinaia di video autoreferenziali. Tutto porta a puntare lo sguardo su noi stessi, su i nostri bisogni, desideri, aspettative, non sto dicendo che non sia importante rispettare la nostra natura e coltivare i nostri talenti, ma il panorama attuale mi suggerisce che stiamo andando verso una china profondamente individualista, e ogni mezzo diventa lecito per emergere e stare al centro dell'attenzione. Abbiamo perduto interesse per il bene comune e per l'impegno sociale e politico. In questo “clima” egoriferito stanno nascendo e proliferando sacche di resistenza allo status quo, “comunità alternative” ognuna con la sua ricetta salvavita!
Dentro questo “mondo altro” molte le insidie che si nascondono di ciarlatani improponibili che si sono arricchiti letteralmente sulle disgrazie altrui, sponsorizzando tutto lo scibile umano e vendendo fumo negli occhi. Credo sia urgente tornare a confrontarci, a scambiare le nostre esperienze e vissuti, a condividere passioni e visioni.
Interscambio generazionale
Manca il dialogo, lo scambio, il lascito valoriale, l'eredità spirituale, aspetto assai diverso da quello religioso. Siamo divisi da steccati generazionali, perché l'essere umano non è considerato come una persona integra che cresce ed evolve attraversando le varie età in un processo armonico, che si sviluppa in connessione e in comunicazione con sé stesso e con gli altri. Piuttosto siamo considerati come “merce” utile al profitto, e il profitto non ha interesse per la salute delle nostre anime, bada esclusivamente a creare falsi bisogni effimeri, allontanandoci sempre di più dall'essenza, dalla creatività, dalla bellezza, dalla natura. In poche parole e' sempre più difficile essere partecipi alla vita con quello slancio di amorevole presenza che concepisce il nostro passaggio terreno come un arco dove ogni singolo puntino che lo descrive e identifica e' importante, necessario, in costante intercomunicazione e divenire.
Abbiamo cancellato i riti di passaggio, ovvero quei fili di narrazione importanti tra una generazione e l'altra, ho ricordi vividi dei racconti di mia nonna materna, la ascoltavo completamente rapita da quegli “ affreschi” di vita quotidiana del suo paese, il suo lavoro nei campi, la sua forza e determinazione nonostante le mille difficoltà della guerra e la prematura scomparsa di mio nonno (mai conosciuto). Da sola ha cresciuto sei figli, per me sentire quei racconti, rivivere insieme a lei la sua storia e' stata fonte di importanti apprendimenti valoriali che mi hanno accompagnata per tutta la mia vita.
Gli adulti sono esempi
Credo che sia in gran parte nostra la responsabilità di questo disagio diffuso nelle nuove generazioni, abbiamo mancato su più fronti il mandato educativo, spesso più che genitori o adulti di riferimento autorevoli siamo stati compagni di giochi o amici se non addirittura autoritari e colpevolizzanti.
L'incapacità di dialogare, di mettere anche dei limiti se necessario e non essere sempre pronti a risolvere ogni piccolo problema, senza lasciare che si confrontino con la frustrazione e il “fallimento” ha procurato notevoli danni. Abbiamo cresciuto una generazione fragile, impaurita, dipendente, sofferente dal punto di vista psicologico.
Ovviamente non voglio assolutamente generalizzare, a fronte di tanti giovani smarriti, con pochi interessi e passioni, superficiali e abituati ad avere tutto e subito, ce ne sono altrettanti con grande sensibilità, talenti, creatività e voglia di sperimentare per rendersi autonomi e indipendenti. Nonostante la loro volontà di essere partecipi e attivi, trovano perlopiù un sistema sociale che non valorizza, non accoglie, vengono spinti alla competizione, all'adesione acritica, inglobati nel vortice della precarietà e della ingiustizia.
Non è un mondo semplice, quello che abbiamo “costruito” tante le insidie e le difficoltà ma non possiamo perdere la fiducia nel cambiamento e di poter cambiare passo, gli ingredienti per poter accedere ad un ben-essere dell'anima li conosciamo, sta a tutti noi stabilire priorità e valori e impegnarci con slancio e generosità, abbiamo il futuro e il presente nelle nostre mani,
Ad ognuno/a la responsabilità del proprio viaggio e la consapevolezza di quanto le nostre scelte e comportamenti possano incidere nella nostra vita e in quella degli altri.
Anna Maria Mossi Giordano,
già educatrice di nido
Della stessa autrice:
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