Mi rivolgo agli educatori/ci alle maestre e maestri a tutti coloro che lavorano a vario titolo in ambito educativo, ho sentito l'esigenza di parlare, di esprimere tutta la mia indignazione, dolore, preoccupazione per quello che sta accadendo nel mondo. Il mondo sta impazzendo! Trascinato dal virus guerrafondaio, conflitto dopo conflitto ci sta trascinando verso una probabile terza guerra mondiale. Con l'attacco scellerato prima di Israele e poi di Trump all’Iran, lo sterminio a Gaza,e le tante altre guerre sparse in tutto il mondo, sono i prodromi di un eventuale conflitto allargato che si sta verificando inesorabile davanti ai nostri occhi.
Mi chiedo se sia possibile che tutto questo accada senza che noi si faccia nulla o abbastanza!
Credo sia veramente urgente che le istituzioni educative diano un segnale forte di PACE, bisogna iniziare a fare rete, facendo emergere con forza e determinazione il nostro totale dissenso a risolvere i conflitti attraverso le armi e bombardamenti.
La forza della ribellione gentile
Il mio è un appello accorato e penso che sia il pensiero di tantissime persone, uomini, donne… che desiderano fortemente un mondo di pace, solidale e giusto.
Tanti gruppi stanno portando avanti iniziative, eventi, che mirano esattamente a questo… a ricostruire un'identità sociale che sia rispettosa, gentile, solidale.
C’è urgenza di ricostruire un NOI motivato e attento, finalmente molti hanno compreso che l'individualismo, il narcisismo stanno portando l'essere umano ad esprimere la parte peggiore di sé, la cecità emotiva può solo fare emergere cattiveria, insensatezza, potere malefico.
La ribellione pacifica significa esattamente questo: impegnarci a mettere in campo tutte le risorse possibili, per contribuire a costruire almeno in parte il mondo che vorremmo.
Contrapporre al linguaggio armato, un linguaggio di pace
Dobbiamo rifiutare il linguaggio armato che vuole convincerci che esistano “guerre necessarie”. La guerra è sempre un fallimento, una tragedia, la guerra porta solo dolore, morte, ingiustizia e distruzione. La guerra rade al suolo non solo gli edifici, ma distrugge l'identità delle persone, gli toglie tutto, presente, passato e futuro.
La guerra mutila corpi e anime, l'essere umano diventa una entità astratta, senza casa, direzione, dignità. Una lenta agonia crudele e inimmaginabile per fare scomparire ogni storia, ogni passaggio, ogni testimonianza.
La guerra è l'abominio più terribile che si sia potuto inventare!
Ora basta!
Dare voce alla Pace significa letteralmente dare visibilità e consistenza ad un pensiero altro, significa uscire nelle piazze, e raccontare la nostra narrazione educativa, significa convergere senza nessuna esitazione, affinché la PACE si concretizzi in missioni, parole, opere, comportamenti.
La PACE si pratica costantemente, quotidianamente, pillole di pace, che hanno il volto dell'arte, della poesia, della musica. La PACE deve diventare non come un vestito da indossare o da smettere secondo convenienza, ma al contrario deve essere fatta di pelle e carne, la PACE chiede salvezza!
Organizziamo delle piazze educative, che cantino la pace, che suonino l'amore e l'amicizia, che colorino i viali, che aprano visioni e costruiscano ponti, che raccontino che un mondo altro è possibile, dipende anche da noi, da quanto siamo disposti a metterci in gioco, a rischiare, ad uscire da questo torpore anestetizzante.
Anna Maria Mossi Giordano, già educatrice di nido comunale
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