L' educatore ideale non esiste… Si va facendo

Disegno Anna Maria Mossi Giordano


Partecipare per crescere Il termine competenza deriva dal latino "Competere" chiedere, dirigersi a, il che equivale ad andare insieme, mirare ad un obiettivo comune, nonché finire insieme, incontrarsi. Mi piace pensare che la costruzione dei saperi e quindi della competenza in ambito educativo sia un matrimonio riuscito tra il saper fare ma soprattutto del saper pensare ed essere!

Non è sufficiente un bagaglio cognitivo costruito su un curriculum di studi universitari o master prestigiosi, un educatore, maestro, insegnante ecc che si interfaccia con bambini/e, adolescenti, con lo scopo di "educare" dovrebbe avere al suo attivo oltre ad un bagaglio di conoscenze e una raffinata capacità procedurale, una spiccata sensibilità personale.

Educatore: una professionalità complessa

I saperi di un educatore si connettono inevitabilmente ad una prassi che è intenzionale e non solo tecnica, che necessita di progettualità, comunicazione, formazione e autoformazione.

Sono molteplici le abilità richieste agli educatori, anzi più si abbassa la fascia di età alla quale ci si rivolge e più queste skills diventano indispensabili, peculiari, molteplici in continuo aggiornamento, sottoposte a valutazioni e auto/valutazione.

Fare degli errori in termini di " intervento educativo" può avere ripercussioni diverse e probabilmente più gravi se parliamo di esseri umani da zero a sei anni.

Questo arco di età ci parla di bambini e bambine che stanno formando le loro personalità, ogni esperienza vissuta è come se mettesse un piccolo mattoncino nello sviluppo psico/fisico/cognitivo/affettivo e creativo.

Un educatore incapace di cogliere segnali precoci di disagio che non interviene adeguatamente di fronte alle loro " tempeste emotive" privo di empatia ed accoglienza, può fare danni enormi, lasciando tracce profonde.

Questa incapacità relazionale interferisce negativamente su quel fluire armonico nella crescita emotiva di un bambino/a che richiede adulti consapevoli, responsabili, motivati e preparati che sappiano stargli accanto con queste qualità.

Competenze trasversali

Chi si appresta a voler intraprendere la professione di educatrice/re dovrebbe interrogarsi con autenticità sulle motivazioni che spingono verso questa scelta, sicuramente una professione affascinante ma estremamente delicata, complessa e faticosa, a tutt'oggi ( soprattutto in Italia) non sufficientemente riconosciuta, professionalmente ed economicamente, anzi decisamente sottostimata. Considerando il mancato riconoscimento, accade che l'entusiasmo, la volontà, la costanza debbano essere molto presenti per poter in qualche modo sostenere le criticità della professione, che si nutre perlopiù di restituzioni relazionali, ( dai bambini e dalle famiglie) completamente assente il riconoscimento istituzionale dei talenti e dell' impegno profuso nel raggiungimento di obiettivi pedagogici e progettuali. Con questo non sto certamente affermando che la gratificazione da parte dei bambini e delle famiglie non sia un nutrimento appagante e di grande soddisfazione, ma non può essere l'unico viatico identitario possibile.

Educare: una professione 

Per fare un salto educativo professionale riconosciuto, credo sia ormai urgente che la teoria si coniughi con la prassi. Tutta la letteratura che riguarda l'infanzia traccia senza ombra di dubbio, quanto sia importante e non rimandabile che gli operatori debbano avere competenze multiple, abilità relazionali, creative, di problem solving, ecc. questo si dovrebbe tradurre sia in termini economici adeguati ed equiparati agli standard della comunità europea, per colmare la differenza abissale odierna e per restituire quella dignità professionale che elegge l'educatore/ ce a figure professionali di alto profilo per la preparazione, curriculum e caratteristiche personali che vengono giustamente richieste.

Gli educatori sono in aggiornamento permanente!

Dalla mia lunga esperienza posso senz'altro affermare che scegliere di percorrere una strada professionale che ha a che fare con l'educazione, comporta una assunzione di responsabilità, l'obbligo etico e la consapevolezza che durante tutto il percorso professionale ed oltre, saremo sempre in esplorazione, con l'atteggiamento aperto di chi ha sempre qualcosa da imparare. Dovremo abbandonare facili giudizi e pregiudizi, riconoscendo errori e limiti, dovremo affinare la nostra capacità di includere altre visioni, pensieri, culture.

Insomma approcciare con " Arte" all'educazione.

Educare ed educarci sono strettamente correlati, dal mio punto di vista prenderci cura di noi stessi, significa migliorare ed evolvere, è un atto creativo che possiede nel suo nucleo tante verità, sfaccettature, unicità e diversità, un percorso di arricchimento personale e spirituale (inteso in senso laico) possibilità evolventi che un educatore dovrebbe sentire come necessarie, un bagaglio esperienziale variegato da mettere a disposizione della comunità educante.

Ogni essere umano che incontriamo ha la sua storia originale ed irripetibile da raccontare, condividere e da parte nostra accogliere.

Quello che dovrebbe essere costante da parte di un educatore è la flessibilità, la sensibilità e disponibilità ad ascoltare anche quello che a volte non vorremmo sentire!

Questo " farsi elastico" e non " muro" deve essere funzionale alla costruzione di un pensiero pedagogico di accoglienza e solidarietà senza mai dimenticare le specifiche istanze di ogni individuo.

Una ricerca di equilibrio costante tra le esigenze dell'io e quelle del noi.


Anna Maria Mossi Giordano, già educatrice nei nidi pubblici di Roma 

 

Della stessa autrice:

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